Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale ha infatti accolto l’ appello, ha riformato l’ impugnata sentenza ed ha dichiarato che è giusto, così come il primo ricorso di Quota 96 aveva messo in luce, che sia proprio la Corte dei Conti di Roma a sancire il giudizio, ordinando alla pubblica amministrazione di dare esecuzione immediata alla sentenza. “ Si tratta- dicono a Quota 96- di una nuova ed importante vittoria, seppure ancora parziale. Ora infatti tutti i ricorrenti potranno concentrare tutti i ricorsi presso un unico giudice. In passato infatti gli immediati ricorsi al Tar del Lazio del comitato civico “Quota 96”, avviati in contemporanea, anche da alcuni sindacati, avevano avuto il solo effetto di demandare al giudice del lavoro, per ciascuna provincia, la decisione, senza tralasciare tuttavia, come ha specificato l’avvocato dei ricorrenti, di investire nello stesso tempo, con un appello anche il Consiglio di Stato, che si è appunto pronunciato riconoscendo alla Corte dei Conti del Lazio il diritto di pronunciarsi sulla materia”. Diversa la situazione per le regioni autonome dove le sentenze sono anche già passate all’ attuazione. Ora grazie alla risoluzione del Consiglio di Stato tutte le istanze presentate negli uffici periferici faranno capo a Roma. L’ altro aspetto assai grave della vicenda è rappresentato dal fatto che mentre sono stati calpestati diritti acquisiti dal personale della scuola, qualche esponente politico ha preteso favorire invece, con una manovra emendativa sotterranea, altri gruppi di potere assai vicini alla casta. Assurda infine, e forse studiata proprio per dividere ancor più il personale della scuola, la decisione del Governo di estendere ai soprannumerari il diritto dato a coloro che avevano maturato i requisiti al 31 dicembre 2011.
ADALBERTO GUZZINATI