Penso che forse andrò in pensione

Creato il 19 dicembre 2011 da Yellowflate @yellowflate

Penso che forse andrò in pensione. O forse no. Da 15 anni (manovra Dini…) rincorro “l’ultimo anno”.

E invece, come il cane al cinodromo, non lo raggiungo mai: arriva l’ultimo esperto al governo e, zac! con un colpo di spugna mi butta via i 37 quasi 38 anni di servizio. No, dicono che non sono mica buttati via: sono accantonati per il mio futuro pensionistico. Quale? Eh! quello che i veggenti danno per certo: l’età media si è allungata, ergo dovrei godermi la pensione (quando ci andrò) per almeno  15/20 anni. Ma, anche nella migliore delle ipotesi, sarà sempre meno della metà degli anni in cui ho versato i contributi.E comunque, la penalizzazione è ormai così alta che devo cercare una previdenza integrativa. Ci ho pensato, strapensato, ma nulla mi viene in mente, se non pagare profumatamente un’assicurazione.

Dovrei trovare una soluzione alternativa, qui ci vuole un colpo di genio. Magari mi invento un giornale e me la canto e me la ballo da sola: lo scrivo, lo stampo, lo compro (o lo faccio comprare dagli amici e parenti), mi nomino direttore, redattore, grafico e anche inviata speciale; e al compimento della età giusta per quella particolare contingenza, vado in pensione e mi godo i contributi…bellissima idea! Geniale, nessuno ci aveva pensato prima.

Se non mi riesce il tuffo nell’editoria, posso sempre cercarmi un parente che mi assuma partaim in una qualsiasi attività commerciale: commessa, impilatrice di scatolame, truccatrice di manichini…sono versatile, và! mi voglio proprio regalare: anche magazziniera in una salumeria. Però…chi mi verserebbe i contributi? Il mio datore di lavoro è lo Stato, e al massimo mi paga quelli che maturo da insegnante. Posso sempre fare l’assessore. Già: c’è qualche comune o provincia alla disperazione? mi offro, so fare di tutto.

Anche l’assessore all’Incertezza, se volete; o alle Politiche Chevverranno.Purchè mi paghino i contributi assicurativi mentre, con dolore, mi metterei in aspettativa tralasciando il mio ultimo e sudatissimo lavoro; per puro altruismo, sia chiaro.

Quando si dice finanza creativa! Sono o non sono creativa? Innovativa? Qualcuno ci aveva pensato, prima di me? Non credo proprio. Sarebbe un’idea da copiare: chi non ha mai fatto un tubo in vita sua, arrivato il momento in cui non vorrà più sentire la mamma che gli cantilena ogni mattina: “Fizzicheddu meu, accattatilu unu traballu!” potrà risponderle a testa alta: “O mà, mì chi deo appo già sa pensione! E tue?”.

Marina Moncelsi


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