Sono settimane di lavoro indefesso. Di impegni che si accavallano. Di trasferte improvvise, più o meno fulminee, di fatica vera.
Scrivo moltissimo, sul blog. Che è la forma migliore che ho sin qui trovato per staccare dalla realtà, dalla tensione continua, per riportare in equilibrio mente e spirito, che ne stanno uscendo segnati.
Nella settimana appena conclusasi ho lavorato circa 70 ore. E faccio grazia delle 10 passate guidando nel weekend, perchè guidare mi rilassa e mi permette di non fare null’altro, cosa mica trascurabile, nei fatti.
Ho perso abbastanza il controllo della mia agenda, della casa, della vita, dell’agenda della nana. Navigo a vista, sperando di vedere tutti gli scogli.
Mi rendo sempre più conto che sono anni così. Che dietro alla crisi dilagante ci sono opportunità enormi, a saperle cogliere.
Che non ci è permesso, mai, mollare un istante. Ambisco ad una vita meno ‘sugli anelli di Saturno’? Senz’altro sì. Che la stanchezza, quella, è vera, e grande.
Saprei vivere una vita meno ‘sugli anelli di Saturno’? Non lo so. Talora non credo. Che quando la smaltisci, la stanchezza, torna la necessità dell’adrenalina, del progetto, dell’urgenza, dell’emergenza, financo.
Più passa il tempo, più mi rendo conto che viviamo in un mondo a parte, un mondo che, in toto, andrebbe visto da ‘uno bravo’.
Una cosa che mi stupisce, ultimamente, è che delle molte persone straordinarie che ho incontrato in quest’universo parallelo che il mondo blogger, nessuno si occupa di ciò di cui mi occupo io. O perlomeno, se ci sono, se ne stanno proprio ben occulti.
E questo mi induce ad altre riflessioni. La prima, la più potente, è che chi si occupa di impresa, di prodotti, di marketing anche, preferisce non fermarsi a riflettere sul resto per non essere indotto a riflessioni su stesso.
Per non rendersi conto che, poco a poco, molti di noi si sono come dissociati dalla realtà per essere presi da un vortice in cui l’unica vergine da onorare è quella del fatturato (per parafrasare il Perego di Albanese, che, insieme a Carcarlo Pravettoni di Haendel raccontavano un mondo meglio di mille pamphlet).
Ecco a me, dialogare con voi, leggere le vostre riflessioni, leggere ciò che scrivono i vostri commentatori, serve a mantenermi ‘in bolla’. Serve a restare ancorata ad altro che non sia strettamente connesso col lavoro, o col mio personale ombelico.
Ombelico cui sono affezionatissima, ben chiaro sia, ma che non può, non deve diventare l’ombelico del mondo.
Sono intimamente convinta, che conoscere questo mondo, e le persone che dietro questo mondo si muovono mi abbia resa una persona migliore, una madre migliore, ma soprattutto, paradossalmente, una miglior professionista. Perchè impari che dietro le figure professionali esistono delle persone. Ed è con queste ultime che è essenziale entrare in contatto. E non perchè sia redditizio farlo (anche se a volte, gioco forza, lo diventa) ma soprattutto perché ci arricchisce umanamente, e pure di quello, c’è un gran bisogno, di questi tempi.
Tempi che non son né foschi né bui, che esistono storie, luoghi, passati peggiori. Tempi che chiedono ricostruzione, ricostruzione che deve passare necessariamente anche da una rinascita morale, perchè la radice di questo presente passa anche dalla pochezza umana che ha costruito lo scenzario, e da queste colpe nessuno di noi è esente od escluso.
E’ tempo di progetti. Che son molti, che son vivi, che son palpitanti, che nascono attraverso una lente e una leva che in un’altra vita professionale ero convinta potesse sollevare il mondo. Vedremo, se avevo ragione o se si trattava solamente di utopia.
In ogni caso, son già pronta, al prossimo progetto, alla prossima idea, al prossimo sogno da rincorrere.