Per avermi stupito

Creato il 09 giugno 2012 da Povna @povna

Gli ultimi giorni di un anno che è stato (bello, certo, come sempre, ma) sicuramente lungo, faticoso, e soprattutto complesso sono volati via così, quasi come senza appiglio, macinando momenti emotivi di una intensità feroce e ricorrente, senza lasciare alla ‘povna (che, viceversa, ha bisogno di bilanci) il tempo di rigirarseli per bene in pancia, lasciandoli sedimentare.
Alla fine, comunque (e grazie soprattutto a una seduta supplementare ieri mattina insieme all’Onda, durante la quale – mentre Calvin, in primo luogo, e qualche altro, preparavano il progetto tecnologico per Nino-non-aver-paura, di nascosto – Corto Maltese, Giglio Tigrato e un poco Peter Pan si sono alternati al suo registro, aiutandola a compilare le scartoffie e a rivedere tutto con bella precisione), la ‘povna ce l’ha fatta. E oggi ha potuto dedicarsi agli addii senza (troppe) cose da raccattare. Tra il tempo coi Merry Men (che hanno capito che lei aveva bisogno di stare insieme all’Onda, e l’hanno lasciata andare, sia pur di mala voglia, e affacciandosi ogni tanto nell’aula dei cugini grandi come a dire: “Eccoci, noi ti si capisce, però siamo qui, non ci dimenticare!”) e quello con tutto il resto, la ‘povna si è concessa soprattutto a loro, per l’ultima volta. E insieme si sono guardati fisso fisso, dicendosi negli occhi parole che non si possono pronunciare.
Ci sono cose però che esigono un loro rito altro. E così, quando Nana ha annunciato: “Io vengo a casa sua, la settimana prossima, a scrivere la tesina mentre lei svuota le casse”, oppure la ‘povna, Corto Maltese e Calvin si sono ritagliati un paio d’ore personali e privatissime lo hanno trovato, tutti quanti, tanto e solo normale.
“Ora si mette qui con me e non pensa a nessun altro, perché nei giorni scorsi mi ha trascurato un sacco” – le aveva detto Corto in un accesso (raro) di schiettezza.
“Sì, è meglio se rimaniamo solo noi, e non c’è troppa gente” – le aveva chiosato, significativo, Calvin-occhio-lungo a mezza bocca – “se no, prof., lo sa come è fatto, Corto rimane male”.
Detto, e prontamente fatto. Seduti ai tavolini di un bar, si godono il momento di consapevolezza. Secondo un modulo che va avanti ormai da cinque anni, chiacchierano, riflettono, argomentano – alternando battute che rivelano la loro affinità elettiva a slanci improvvisi di discorsi seri.
Una pausa, e, dal video dietro il banco, sgorga una voce antica, inaspettata e limpida. Tutti e tre si zittiscono, è un attimo. Non c’è bisogno di parole: sono già quelle (e quelle sole) quelle giuste. La ‘povna, Corto e Calvin si guardano lungamente negli occhi. E lasciano che lo sceneggiatore, malizioso e saggio, canti per loro, dolce-amaro, in sottofondo, la colonna sonora della fine.

Cara giovane Onda, questa notte è per te.