Titolo: Per chi suona la campana
Autore: Ernest Hemingway
Editore: Mondadori
Anno: 1945
"Il mento poggiato sulle braccia incrociate, l'uomo era disteso sulla terra bruna del bosco coperta d'aghi di pino. Sulla sua testa il vento investiva, fischiando, le cime degli alberi. In quel punto il versante del monte si raddolciva ma un poco più in giù precipitava rapido, e l'uomo poteva vedere la traccia nera della strada incatramata che, serpeggiando, attraversava il valico."
Pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti d'America nel 1940, con il titolo For Whom the Bell Tolls, il romanzo fu tradotto e pubblicato in Italia dopo la fine della guerra, nel 1945. Per scrivere quest'opera Hemingway attinse al materiale raccolto nel corso della sua esperienza di corrispondente durante la guerra civile spagnola. Quel periodo segnò molto l'autore, che tornò numerose volte in Spagna nella sua vita. La trama del romanzo è abbastanza semplice e si svolge nel corso di pochi giorni. Robert Jordan è un giovane americano, professore di spagnolo, recatosi in Spagna per unirsi alle fila dei repubblicani, in guerra con i fascisti. Specializzato nell'uso degli esplosivi, gli viene affidata una missione molto delicata: far saltare un ponte per rallentare l'arrivo delle truppe nemiche, immediatamente dopo l'inizio di una controffensiva delle forze repubblicane. Per compiere la sua missione, Robert dovrebbe avvalersi della collaborazione di alcune bande di guerrilleros della zona. E' così che incontra i membri della Banda di Pablo, uno sparuto gruppo di combattenti non più tanto allenato alla guerra. Anselmo, Pablo, Rafael, Pilar, Maria, Agustin, Fernando, Andrés, Eladio e Primitivo. Persone semplici, la cui vita è stata sconvolta dall'avvento della guerra. L'autore riesce a descrivere con maestria il loro stato d'animo all'avvicinarsi del giorno della missione. La paura della morte è forte in tutti loro. Lo stesso Jordan, per la prima volta innamorato di una donna, Maria, inaspettatamente la teme. Teme di perdere ciò che mai avrebbe pensato di trovare, ciò che solo chi ha la fortuna di riuscirci può comprendere. "Non sapevo, pensò, di poter provare quello che provo ora. E nemmeno che una cosa simile potesse accadermi. Sarei contento di averla tutta la vita. L'avrai tutta la vita - disse l'altra parte di lui. L'avrai. L'hai, adesso, e questo è tutta la tua vita: adesso. Non c'è nient'altro che ora. Non c'è né ieri, certo, né un domani. Che età vuoi raggiungere prima di capirlo? Esiste solo ora, e se 'ora' dura solo due giorni, allora due giorni sono la mia vita e tutto ciò che vi è contenuto sarà proporzionato. Così si vive una vita in due giorni! E se smetti di lamentarti e di pretendere quello che non avrai mai, avrai una vita buona." Anche se per pochi giorni, Robert conosce l'amore e già lo rimpiange. Fantastica con Maria sulla loro vita, una volta che la guerra sarà finita. Entrambi sanno che difficilmente avranno un futuro, ma pensarci li fa sentire come se in parte l'avessero vissuto. La notte prima dell'azione è lunga e pregna di avvenimenti, ma uno stato di eccitazione (perché a breve sarà tutto finito) e di rammarico (per il futuro mancato) li accompagna in ogni momento. "Robert Jordan, allungato accanto alla ragazza, guardava passare il tempo sul suo polso. Era un movimento lento, quasi impercettibile, perché l'orologio era piccolo, ed egli non vedeva la lancetta dei secondi. Ma guardando quella dei minuti scoprì che, concentrandosi, poteva quasi controllare il movimento. La testa della ragazza era sotto il suo mento e quando egli muoveva la testa per guardare l'orologio si sentiva sulla guancia i corti capelli di lei, ed erano soffici e vivi e setosi e ondosi come quando il pelo di una martora si rizza sotto la carezza della mano quando uno apre la trappola e tira fuori la martora e, tenendola, ne liscia il pelo. Gli si chiudeva la gola quando la sua guancia accarezzava i capelli di Maria e abbracciandola sentiva partire dalla gola e diffondersi il tutto il suo essere un senso doloroso di vuoto; piegava la testa, gli occhi quasi sull'orologio dove la lancetta luminosa si muoveva lentamente lungo la parte sinistra del quadrante. Ora ne vedeva chiaramente il movimento implacabile e per rallentarlo strinse a sé Maria più forte." Solo insieme potrebbero vivere quella notte: "poi furono insieme così che mentre la lancetta si muoveva, invisibile adesso, sull'orologio, seppero che niente poteva accadere mai più a uno di loro senza che accadesse all'altro, che nient'altro poteva mai essere più importante di questo; che questo era tutto e sempre; questo era il passato, e il presente a qualunque cosa fosse per venire." La morte riempie le pagine di questo romanzo. Si trova negli animi dei personaggi e nelle storie da loro raccontate. Hemingway ci descrive con crudezza la violenza che accompagnò quel conflitto. Lo fa conoscendo molto bene gli spagnoli, il loro linguaggio, il loro modo di pensare e di fare la guerra. Questa però non fu solo una guerra di spagnoli. In molti, da numerose nazioni, vi parteciparono. Italiani e tedeschi da una parte, a supportare i fascisti; Russi e tanti volontari da ogni dove, per aiutare la causa repubblicana. Nessuno diede il proprio appoggio ufficialmente ed anzi ci tenevano a nasconderlo. Tutti però furono partecipi e testimoni dell'orribile violenza che accompagnò quegli anni. "egli aveva al Palace Hotel tre russi feriti di cui era responsabile ... era della massima importanza che non ci fossero prove dell'intervento russo per non giustificare un intervento aperto dei fascisti ... In questo caso, Karkov avrebbe dovuto provvedere ad avvelenarli per distruggere così ogni prova della loro identità prima di lasciare il paese ...Nessuno avrebbe potuto dire, dai corpi dei tre che avrebbe lasciato nei letti del Palace Hotel, che erano russi. Nulla può dimostrare che un uomo morto e ignudo sia un russo. La nazionalità e le opinioni politiche non si rivelano quando uno è morto." Seppur il punto di vista dell'autore è quello dei repubblicani, non manca di mostrare come anche gli avversari fossero esseri umani trovatisi a combattere spesso per una causa che neanche potevano comprendere. Accanto a questo, però, Hemingway ci narra la violenza di cui l'uomo sa essere capace. Ci mostra come anche la persona più calma, che mai ci aspetteremmo possa compiere un qualsiasi atto di violenza, può per chissà quale strana ragione diventare un giustiziere. Ci racconta cosa succede quando l'esasperazione per i continui soprusi giunge fino al punto di far venire meno l'umanità. La giustizia e la crudeltà non sono mai da una parte o dall'altra. In una guerra raramente ci sono solo i buoni e i cattivi. Può esserci una causa giustissima, ma la guerra porta l'uomo a dare il peggio di sé, e questo vale anche per la guerra che ci narra Hemingway. "Lo so che anche noi abbiamo fatto loro cose terribili. Ma solo perché eravamo rozzi e ignoranti. Essi invece hanno agito di proposito, deliberatamente. Quelli che hanno fatto quelle cose sono il prodotto ultimo della loro cultura, i fiori della cavalleria spagnola. Che gran popolo sono stati! ... E che popolo meraviglioso! Non c'è al mondo popolo migliore e peggiore, più buono e più crudele. E chi li capisce? Non io, sennò perdonerei tutto. Capire è perdonare." Il titolo del libro è stato tratto da un testo di John Donne, poeta inglese vissuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo: "Nessun uomo è un'Isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra. Se una Zolla viene portata dall'onda del Mare, l'Europa ne è diminuita, come se un Promontorio fosse stato al suo posto, o una Magione amica, o la tua stessa Casa. Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché io partecipo all'umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: Essa suona per te." Articoli correlati: - Scheda autore: Ernest Hemingway