Samia sono i suoi occhi stupefatti a Pechino, nello stadio delle Olimpiadi, e i suoi muscoli da uccellino che sembrano uno scherzo al cospetto delle americane e delle caraiibiche.
Samia è l'infinità di secondi che sfilano via quando anche la penultima ha già tagliato il traguardo ed è anche l'applauso del pubblico in piedi, per lei, mica per le campionesse, perché il pubblico ha capito benissimo da dove è arrivata.
Samia invece ha capito benissimo non da dove arriva ma dove vuole arrivare. Ancora alle Olimpiadi, questa volta a Londra: e chissà, questa volta sarà applaudita per aver vinto, non per una sconfitta che ha commosso.
Samia è questo coraggio, questa tenacia, questa forza che a volte solo lo sport sa regalare.
Samia è il mare che separa il suo sogno dalle Olimpiadi, l'Africa dall'Europa. Forse con un altro scatto e un salto da campionessa ce l'avrebbe fatta. Non sarebbe annegata sotto Lampedusa.
Samia è una farfalla che vola ancora alto. E' una campionessa come nemmeno la Marion Jones e la Florence Griffith.
Samia è una storia che Giuseppe Catozzella ha avuto il cuore e l'intelligenza di raccontare in Non dirmi che hai paura. Un libro che ci farà correre ancora più forte, ancora più lontano, solo per stare dietro a Samia.