Per extera ad astra?

Creato il 04 febbraio 2012 da Ilpescatorediperle

Guardate questa immagine: ha qualcosa di storico. Si tratta del Presidente del Consiglio che, durante l'intervista di Repubblica TV di ieri, guarda sul suo iPhone, in diretta, il valore dello spread tra titoli di Stato tedeschi e italiani. La prima cosa che mi viene in mente è che cosa avrebbe guardato il suo predecessore - ammesso che sappia usare un iPhone (parliamo dell'uomo convinto che Gogol e Google fossero la stessa cosa). La seconda è che, rispetto a quel "modello", siamo distanti anni luce (anche se mi chiedo perché Monti continui a citare come esempio positivo Bill Gates e non l'autore di quella robetta che sta maneggiando). Dalla politica delle toccatine alla politica del touch screen il passo è comunque nei fatti.Per questo ci terrei a dire una parola su quanto Monti ha affermato all'inizio di questa intervista, allorché, stimolato da una domanda, è tornato sulla famigerata questione della monotonia del posto fisso. Monti ha precisato il suo intervento, e per me quanto ha detto è chiarificatore. Per questo sarebbe meglio evitare uscite alla Brunetta-Martone, visto che, altrimenti, il premier è uno che le cose le spiega bene (che si sia d'accordo o no con lui). In quella precisazione il Presidente del Consiglio ha detto che i giovani devono abituarsi a cambiare posto di lavoro - fatta salva l'introduzione di strumenti di sostegno che permettono a questa mobilità di non diventare precarietà. Ecco, la mobilità di cui parla Monti include, a suo dire, l'esperienza di studio all'estero come qualificante. Il che significa, immagino, che ad ogni livello  di istruzione aver svolto un'esperienza all'estero rappresenti un plus e permetta, poi, di ritornare in Italia.Vorrei dire a Monti: anche in funzione di questo devono cambiare molte cose. Viene infatti presupposto ciò che, nei fatti, in alcuni settori non è. Insomma, vorrei davvero che in Italia il fatto che, ad esempio, uno studente cambi sede universitaria già in Italia, impari delle lingue e delle pratiche di ricerca differenti soggiornando fuori dal suo paese sia poi considerato positivamente. Purtroppo non è sempre così. Sappia Monti che esistono dipartimenti di facoltà dove aver studiato per un periodo fuori dall'Italia viene considerato una sorta di tradimento; dove questo genere di esperienza non costituisce oggetto di valutazione nei concorsi; dove, per non evidenziare differenze, benché in questi stessi concorsi sia talora prevista la prova di lingua per tutte le lingue conosciute dal candidato, con relativo punteggio, se ne testa una sola, livellando il plurilinguismo ad una seconda lingua parlucchiata per lo più. Dove, in buona sostanza si dice: "Ma lei è stato all'estero, che vuole qui?" e si viene, più o meno benevolmente, invitati a lasciare lo spazio a chi è nato cresciuto rimasto a studiare dall'asilo al dottorato nella stessa città. Approfondire le proprie conoscenze, imparare a pensare e scrivere, nel proprio ambito, in altre lingue, creare dei contatti internazionali che poi, poco o tanto, andrebbero ad arricchire la propria sede di partenza sono talvolta derubricati a mancanza di fedeltà. Anzi, "visto che le piace così tanto stare all'estero, perché non ci torna?"
Non dico che sia sempre così. Ed evidentemente si tratta di una questione di principio (non è detto, ci mancherebbe, che chi ha studiato all'estero sia mediamente più meritevole di chi non l'ha fatto; mi riferisco al fatto che questa esperienza in più venga messa senz'altro tra parentesi) la questione apre un altro dibattito, cioè il fatto che lo Stato, se veramente crede nella mobilità come ricchezza, dovrebbe, al netto dei programmi nazionali e internazionali che già esistono, assicurarla non solo a chi ha già di suo i mezzi per adempiervi.Noi siamo senza dubbio la generazione Bim Bum Bam. Accanto a questo, però, siamo anche la generazione Erasmus, che l'abbiamo fatto o no. E questo fortunato programma di studio può ben simboleggiare il grado di apertura e scambio che Monti prefigura. Il problema, Presidente, lei che ha fatto il suo Erasmus da Commissario Europeo, sono quelli delle generazioni precedenti che sono rimasti qui. Li videochiami.da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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