Di lei mi piace la pelle. Liscia, luminosa. Morbida.
E' un uragano che arriva in una stanza. E' un'esplosione di gioia, di rabbia, di vita.
L'ho conosciuta che piangeva, e sentivo l'impulso di curare quelle ferite, e fare in modo che non facessero più così male. Tanta strada fatta, da allora. Non me ne sono resa conto, che il tempo ci ha portato così lontano. Alla fine siamo rimaste amiche, nonostante tutto quanto cambiasse intorno a noi, e anche dentro di noi.
E probabilmente va bene che sia così. Qui davanti allo schermo del computer, l'altra sera. E' quell'ora in cui senti fuori dalla vetrata le ruote che sprizzano acqua sporca sull'asfalto. La radio bassa. La testa che ronza per depositare tutta la giornata.
Me l'ha chiesto così, con la sua solita irruenza.
Senza girarci intorno.
Come se fosse una domanda che mi fa tutti giorni, come se non fosse emozionata anche lei.
Lei che usa la stessa voce per dirti che ti vuole bene o per insultarti, con la fantasia che non metteresti neanche a scrivere poesie. Lei che mangia e parla in fretta, guardando altrove, perché sta già pensando ad altro. Lei che porta da casa sua una tonnellata di polenta con le costine in umido. Accarezza con dolcezza il suo uomo, e lo attacca al muro un minuto dopo con le sue sfuriate.
Stavo lì, dopo la domanda fatidica, con le dita sollevate sulla tastiera.
E avevo già scritto Sì, pigiando a vuoto i tasti nell'aria, ma ancora sorridevo, aspettando.
Non importa quello che si dice. Non importa quello che dicono di te. Tante parole si spendono ogni giorno, senza che ne rimanga alcuna traccia. Poche sono le parole che rimangono dentro alle persone. E soprattutto, se ci sono solo parole, e null'altro dietro, non rimane traccia neanche sulla carta.
Non vale la pena che rimanga traccia nel cuore. Neppure il tempo di far passare una lacrima. O una stretta di cuore.
Importa ciò che siamo. E ciò che vogliamo ancora diventare.
Che se uno lo vuole veramente, mica ha bisogno di dirlo!