«Voi avete bisogno di me perché io sono ricco e voi povero; stipuliamo dunque un accordo fra noi: permetterò che abbiate l’onore di servirmi a patto che mi diate il poco che vi resta in cambio del disturbo che mi prendo nel comandarvi» Jean Jacques Rosseau.
A cosa siamo disposti a rinunciare per raggiungere l’agognato benessere derivante da quel tranquillo fluire dei giorni completamente esentati da ogni responsabilità?
La libertà è un valore ormai dato per scontato e a dirla tutta non serve a niente: se ne parla tanto e poi ci impongono tutte quelle regole, tipo che non si può ruttare in pubblico. L’onore poi è inflazionato dalla più facile autoreferenzialità elargita dai social network dove puoi dire anche la tua, tanto non gliene frega niente a nessuno, nemmeno ai tuoi followers.
Finiamola con questa falsa e arrogante ricerca di un’impossibile uguaglianza in un mondo di diversi. Rassegnati al tuo colore della pelle: sei nato bianco e l’abbronzatura è solo un palliativo. Se sei ricco, smettila di renderti ridicolo riempiendoti la bocca con le parole di Marx o di Gesù Cristo, mentre pensi solo al tuo portafogli. Non è colpa nostra se non siamo nati da una parte o dall’altra. Il peccato è di colui che compie l’inutile viaggio verso l’altra sponda del mare con la speranza di emanciparsi senza pagarne il giusto prezzo. E’ nostro dovere rimanere al nostro posto: è questo il destino che ci è dato.
Prendiamone atto e smettiamo pure di sognare: non ce lo possiamo più permettere.
Seguiamo il gregge senza levare oltre lo sguardo e senza più tormentarci con stupidi dilemmi: chi è meglio del pastore scagli la prima pietra. Sia benedetto chi si approfitta di noi perché glielo lasciamo fare. E biasimate coloro i quali non si danno pace e si accaniscono contro le ingiustizie, poiché non hanno capito che non spetta a loro cambiare il mondo. O no?