“Per i terremotati d’Abruzzo” di E. Marcuccio, con traduzione in aquilano
Creato il 09 dicembre 2015 da Lorenzo127
PER I TERREMOTATI D’ABRUZZO[1]
DI EMANUELE MARCUCCIO
Tutto hanno perduto,
le macerie li han travolti
e in un minuto
le loro case, la sicurezza
li ha abbandonati.
Corpi dispersi,
corpi ritrovati
vivi e feriti,
che si perdono nella massa informe,
che si annullano tra le macerie
nella rovina,
nel pianto,
nell’abbandono.
Vista orribile, dolore orrendo!
I sopravvissuti che sopraggiungono
si perdono in quel mare di cemento,
si confondono nella rovina di quelle case,
e chiedono aiuto, a tutti chiedono aiuto!
8 aprile 2009
TRADUZIONE IN DIALETTO AQUILANO
PE’ JIU TARRAMUTU DE J’ABBRUZZU[2]
TRADUZIONE A CURA DI LUCIA BONANNI
Tuttu quantu se so’ persi[3],
(‘mezzu a jiu dirupu)[4]
ij muri se so’ sciricati[5]
e a issi se so’[6] accarrati ‘nnanzi
e entro ‘nu minutu
le case se so’ sbriccate[7], lo bbóno[8]
ij’ à lassati.
Corpi arruati[9] de qua e dellá
corpi retróáti
vivi e tormendáti[10]
que se perdu entru tanta tisolazió[11]
que non se recónúsciu ‘mmezzu a le macerie
‘mmezzu a la ruina
‘mmezzu a iju piantu
‘mmezzu a iju tormentu.
Dolore scuru, tristu lamentu![12]
Quiji que non so’ morti révengo arréte[13]
se perdu entru ‘nu mare de cementu,
s’accappanu[14] éntru la disgràzia de quéle case
e addómannanu ajiutu
(sperzi e accorati)[15]
a tutti quanti addómannanu ajiutu!
Traduzione di Lucia Bonanni
1-10-2015
[1] Emanuele Marcuccio, Anima di Poesia, TraccePerLaMeta Edizioni, 2014, p. 18.
[2] Traduzione in vernacolo aquilano di “Per i terremotati dʼAbruzzo” di Emanuele Marcuccio, a cura di Lucia Bonanni. Riguardo al titolo ho tradotto con “Pe’ jiu tarramutu de j’Abbruzzu” (Per il terremoto dell’Abruzzo) perché la parola tarramutati in aquilano non è molto usata.
[3] Nel primo verso ho preferito tradurre con tuttu quantu se so persi invece che tuttu ànnu persu perché mi sembra che così ci sia l’allitterazione in “i” a fine rigo nei vv 1, 3 e 4.
[4] I versi tra parentesi sono stati inseriti per dare forza alla traduzione. Dirupu qui sta per evento tragico, cataclisma.
[5] Sciricati, rovinati, devastati.
[6] Nei versi 1, 3 e 4 ho volutamente ripetuto l’espressione se so’ per formare unʼanafora.
[7] Sbriccate, cioè macerie, sassi, bricco è il sasso di piccole dimensioni.
[8] Lo bbòno sta per il bonum latino, cioè le cose buone quindi la sicurezza.
[9] Arruati sta a significare buttati in mezzo alla strada, rua infatti vuol dire strada.
[10] Tormentati come sinonimo di feriti.
[11] Tisolaziò sta per “massa informe”.
[12] “Dolore scuru, tristu lamentu” per tradurre i versi “Vista orribile, dolore orrendo”. La parola scuru viene usata con significati diversi, per esprimere sofferenza, dolore e disappunto; l’espressione “scura mi” significa “povera/o me”, tristu ha significato simile al latino, una persona trista è una persona poco affidabile.
[13] Quij que non so morti revengo arrete, ho usato un’antifrasi per tradurre “i sopravvissuti che sopraggiungono”.
[14] Si nascondono, per dire che si confondono nella rovina delle case.
[15] Sbigottiti e fortemente addolorati.
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