Così oggi, subito dopo le elezioni, tra i sostenitori della Lista Tsipras c'è chi guarda al PD come interlocutore indispensabile o addirittura come partito nel quale confluire, chi auspica un dialogo con il Movimento 5 Stelle, chi ha come orizzonte quello di una intransigente opposizione politica e sociale, chi parla di collocazione nei gruppi parlamentari della GUE (la Sinistra europea) e chi di collaborare con quelli del PSE(i socialisti europei di Schultz). Di fatto questi limiti e queste divisioni erano ampiamente prevedibili (e pure non facevano venir meno le ragioni di un voto di testimonianza a Sinistra) se si guardava a come si costruiva la lista. Probabilmente l'iniziativa degli 'intellettuali' e la loro direzione dall'alto è stato l'unico modo possibile per poter varare questa proposta elettorale nell'impossibilità di definire un accordo 'alto'. Un compromesso necessario ma improvvisato tra i tre soggetti in campo: gli 'intellettuali' che non potevano permettersi di avere i partiti contro, Rifondazione Comunista che non aveva sufficiente forza per essere il catalizzatore della lista, SEL che ha potuto accettare di aderire alla lista solo se questo non avesse ipotecato le proprie scelte future e se la lista Tsipras non avesse significato far nascere immediatamente un potenziale concorrente elettorale (da qui probabilmente la cervellotica assenza della parola Sinistra nel nome della lista, la mancata individuazione di uno o più portavoce italiani in grado di affrontare con successo i dibattiti televisivi, un simbolo (“L'Altra Europa con Tsipras”) inutilizzabile per le prossime elezioni politiche e che andrà riposto nel cassetto costringendo ancora una volta a ripartire da zero). Tutti elementi che, uniti ad una serie di errori politici (l'essere partiti troppo tardi, il rifiuto dei voti dei Comunisti italiani non accettando alcuno dei suoi candidati, la chiusura nei confronti delle correnti più critiche verso l'Europa, una propaganda inefficace), hanno pesato non poco sul risultato finale. Oltre alla grande mobilitazione di militanti e attivisti che l'ha accompagnata e al di là del collocamento degli eletti e dei giochi di posizionamento post-elettorale, l'aspetto sicuramente positivo della lista Tsipras e del superamento del quorum dunque resta (e giustifica ampiamente per chi l'ha fatto la preferenza accordata) il fecondo fermento di iniziative e di partecipazione dal basso, questa volta accompagnato da un po' di ottimismo, che ha attivato a Sinistra. In tanti parlano di unità di una Sinistra rinnovata ma fedele ai suoi valori ed in grado di recuperare il meglio della sua storia e si attivano per trovare la strada migliore per raggiungerla. Sarebbe folle perdere anche questa occasione, mortificando tanto entusiasmo e sciuparla con la costruzione di nuovi muri ed a causa di sciocchi, miopi e suicidi giochini per prendere o mantenere la direzione di questo processo senza sottoporlo preventivamente al giudizio del popolo della Sinistra. Se si vuole davvero ora dare vita ad un soggetto unitario della Sinistra alternativa al PD, alle destre, a Grillo serve una Costituente in cui tutte le cittadini e i cittadini che aderiranno al nuovo soggetto possano scegliere attraverso il voto coloro che dovranno esserne i promotori, la forma organizzativa, il nome e il simbolo, le linee programmatiche, le strategie, i portavoce. L'elezione di una Costituente della Sinistra, secondo il principio una testa-un voto e accompagnato da un adeguato dibattito in assemblee pubbliche e sulla rete, è l'unico metodo realmente democratico e partecipato dal basso, inclusivo di tutte le anime del progressismo, che non fornisce alibi a chi si senta parte della Sinistra per autoescludersi.
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