Per la rubrica “L’occhio cinefilo” recensione film “allacciate le cinture” 6 marzo 2014

Creato il 07 marzo 2014 da Dan76

PER LA RUBRICA “L’OCCHIO CINEFILO” recensione per PRIMAPAGINAONLINE

   “ALLACCIATE LE CINTURE” di Ferzan Ozpetek   6 marzo 2014-

Arriva nelle sale l’ultimo film di Ferzan Ozpetek, il regista dei sentimenti e delle emozioni possiamo definirlo, “Allacciate le cinture”, un titolo emblematico che già prepara lo spettatore ad un viaggio nei sentimenti forti. Il film è stato girato a Lecce, con i suoi colori stupendi e il suo barocco decadente, è lo scenario perfetto per raccontare questa storia di contrasti d’amore, di passione turbolente, per raccontare un viaggio difficile attraverso l’amore e il dolore, un viaggio che parla del tempo che passa, dell’evolversi della vita che non rimane mai ferma, né è per sempre. Il film è stato scritto con Gianni Romoli e dallo stesso Ozpetek, prodotto da Zilde Corsi e RAI CINEMA, racconta la storia d’amore di una coppia nell’arco di 13 anni che vive tradimenti e anche la malattia; Elena, la protagonista, una discretamente brava Kasia Smutniak, è fidanzata e convive con due cari amici, Fabio e Silvia; Fabio è gay (una costante dei film di Ozpetek) e continuamente critica le scelte sentimentali di Silvia, una brava Carolina Crescentini, che è fidanzata con Antonio (il sorprendente Francesco Arca), meccanico omofobo e rozzo; succede che Elena e Antonio vengano travolti , loro malgrado, da una passione irresistibile a cui non possono resistere. Li ritroviamo 13 anni dopo sposati con due figli: lui sempre meccanico e seduttore a prescindere, Elena ha aperto un locale con successo con il suo amico gay Fabio; purtroppo Elena scopre di avere un tumore e da qui parte un nuovo film con tutta l’umanità pazzerellona e varia di Ozpetek che gira intorno rendendo il film “caldo” e “accogliente”, il film vira su una piega drammatica, sull’accettazione della malattia e della morte. E’ sempre difficile riuscire a parlare di questi argomenti al cinema ma la sensibilità artistica di Ozpetek ci salva dalla retorica, riesce a superare la drammaticità degli argomenti rendendo il film molto fluido, molto corale, emozionante. Il protagonista Francesco Arca, molto bravo, è stata una piacevole sorpresa, il suo sguardo selvaggio e dolce al tempo stesso rendono il film non noioso, non banale. Il film è una riflessione sul tempo che passa e sull’importanza del sapere che niente è per sempre, uno squarcio su due eventi inevitabili della vita, l’amore e la morte, uno squarcio poetico e non invasivo come solo Ferzan Ozpetek può raccontare.

   DANIELA MEROLA



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