Per liberarsi dal rumore del mondo…

Creato il 17 febbraio 2016 da Libereditor

Per ottenere la tranquillità dell’anima non è necessario recarsi in un luogo insonorizzato, non lo fanno nemmeno i monaci che praticano l’ascetismo. Bisogna ritrovare la serenità nella vita di tutti i giorni, immersa nel frastuono, non fuggire su una montagna solitaria. Forse alcuni pensano che sia impossibile, ma una delle migliori caratteristiche degli esseri umani è poter cambiare da soli la propria coscienza. Mi spiego meglio: quando, infastiditi da un rumore, pensiamo «Uffa!», in quell’istante abbiamo fatto un grande passo avanti perché ci siamo resi conto di ciò che ci ha turbato. Perciò, anche se viviamo in una metropoli, possiamo ritrovare la tranquillità proprio in mezzo al frastuono.
Vi faccio un altro esempio: se due persone ascoltano una terza, percepiranno in maniera differente il significato delle sue parole. Una persona può percepire lodi e un’altra può intendere quelle stesse parole come un rimprovero. Così come, a parità di stipendio, uno lo reputa alto e un altro insufficiente. Tutto dipende da come percepiamo l’ambiente intorno a noi.

Nella vita quotidiana veniamo disturbati da rumori di ogni sorta. In ufficio, a scuola e anche a casa, si moltiplicano sentimenti come rabbia o invidia: non vorreste rifuggire da tali malesseri e andare a nascondervi da qualche parte?
“L’ambiente in cui viviamo è piuttosto caotico anche per gli occhi; il nostro sguardo si imbatte prepotentemente in informazioni di ogni sorta: negozi, poster pubblicitari, manifesti, e in casa televisione e Internet. Senza che noi lo chiediamo ci vengono automaticamente comunicate numerose informazioni. Pensateci bene: viviamo circondati da molte forme di rumore.
Provate a immaginarvi concentrati nella stesura di una tesina o di un rapporto: riuscite a dedicarvici senza venir distratti almeno per un’ora? Intendo senza distrazioni anche minime. Poniamo il caso che siate nel vostro studio, a casa: suonerà comunque il telefono, vi arriverà un messaggio sul cellulare, suoneranno alla porta. Anche queste sono distrazioni. E se foste in biblioteca? Innumerevoli cose attirerebbero la vostra attenzione, verreste distratti e finireste col sottrarre del tempo a ciò che dovete fare. Credo che a chiunque sia capitato di aver dedicato del tempo a cose che non avevano nulla a che vedere con l’impegno originario e così i tempi per portare a termine il proprio lavoro si siano dilatati. Questo accade perché il rumore ci contrasta e noi non riusciamo a concentrarci con serenità su ciò che dobbiamo fare.
Il «regno del rumore» non è certo iniziato con i tempi moderni: anche nel periodo Edo le città erano chiassose e piene di movimento e distrazioni. Credo, però, che quel tipo di rumore fosse diverso da quello attuale. Voi che ne pensate?”

Keisuke Matsumoto, Manuale di un monaco buddhista per liberarsi dal rumore del mondo: 37 esercizi per ottenere la tranquillità dell’anima, traduzione dal giapponese di Ramona Ponzini, Vallardi 2013.


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