La retorica tipicamente italiana del post-tragedia è una cosa che poco tollero. Ma di per sé è anche un fatto irrilevante perché alcune iniziative tipicamente italiane del post-tragedia a qualcuno magari convincono, ad altri piacciono proprio, altri ancora le condividono nel profondo ma si vergognano ad ammetterlo. L'idea lanciata dall'Espresso di candidare Lampedusa al Nobel per la Pace – e lo scrivo nel giorno in cui il Nobel per la Pace viene assegnato all'Opac (anche qui, forse, mossa paracula del Comitato norvegese come paracula fu la scelta di Obama alcuni anni fa) – è spendibile trasversalmente, da destra a sinistra e ritorno. Perché non ci si può scordare che fu Berlusconi il primo a proporlo e all'epoca, quando l'ex premier si presentò sull'isola, si parlò di “show”. Oggi che a chiederlo è un giornale come l'Espresso il vuoto di memoria avviene a destra e si perculeggia all'uopo il rivale. Che poi nessuno dimentica, in realtà. Si fa finta di.
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