Ma c’è il sospetto che Vladimir Vladimirovic abbia voluto dare a questa visita anche un senso di sfida agli Usa, concedendo l’”onore” del suo primo incontro proprio a quel Lukashenko inviso alla Casa Bianca, piuttosto che al presidente Obama che pure l’aveva invitato a Camp David: una ritorsione allo scudo di difesa americano e, molto probabilmente, al sostegno politico (e forse anche finanziario) che Washington ha dato alle manifestazioni di piazza che hanno caratterizzato la campagna elettorale per le elezioni presidenziali.
La tappa franco-tedesca avrà invece come oggetto la crisi in eurozona e la crisi siriana, con Berlino e Parigi che cercheranno di convincere la Russia ad isolare Assad, una mossa che potrebbe portare il rais di Damasco a passare la mano ed evitare così un intervento militare dell’Occidente che rischierebbe di provocare un’escalation in Medioriente. Ma anche in questo caso non va sottovalutato un particolare: Putin sceglie di vedere solo la Merkel e Hollande, i due rappresentanti delle due principali potenze europee, non riconoscendo di fatto all’Europa di Bruxelles un ruolo politico. I rapporti tra il presidente russo e il cancelliere tedesco sono molto cordiali, sebbene non siano stretti come quelli con il predecessore della Merkel, Gerhard Schroeder, divenuto poi il referente di Mosca e di Gazprom nella politica energetica nei confronti della Germania.
Un clima di cordialità che Putin vorrebbe instaurare anche con il nuovo capo dell’Eliseo, obiettivo a margine, ma non secondario, dell’incontro in agenda venerdì con François Hollande.