Non credo ci sia una risposta adatta a seconda del sintomo riportato o del disturbo presente: ognuno dispone di certe risorse e strumenti individuali o di coppia che possono accelerare come rallentare lo svolgimento del percorso di sostegno psicologico. Ritengo che bisogna imparare piuttosto a concedersi i tempi, cosa su cui forse oggi non siamo più abituati a riflettere. Viviamo in una società dove non ce n’è più di tempo e soprattutto la richiesta che ci viene costantemente fatta è di essere: efficienti.
L’efficienza non concede spazi di riflessione, ma solo rapidità negli interventi e nella reattività. Purtroppo si dimentica che tra un evento ed il modo in cui reagiremo passano delle emozioni, che perdiamo nella concitazione di dimostrare qualcosa agli altri ed a noi stessi.
Spesso sono proprio le emozioni ed i sentimenti sottesi a ciò che viviamo, che vanno recuperati per aiutarci a comprendere quei sintomi che molti pazienti vivono come inaspettati e incomprensibili.
Recuperare le emozioni è il lavoro che il paziente è tenuto a fare con l’aiuto dello psicologo, e spesso il tempo e la durata non è così facile da individuare nel primo colloquio.
A volte penso sia più utile indagare per quanto un paziente crede dovrà venire nel mio studio: la risposta spesso dà già la misura di quanto una persona valuta di poter concedere a se stesso ed il valore che dà alla sua serenità.