A cinquant’anni dalla scomparsa di una delle maggiori scrittrici del Novecento la Emons, attraverso la espressiva lettura di un’interprete sensibile come Laura Morante, offre la possibilità di ascoltare la magica e potente atmosfera che scaturisce dalle figure di Babette, dalle mesdames Martina e Filippa, dall’animo meschino di Mister Clay e dall’ebreo errante Elishama. Sono strani e ineludibili gli Anectodes of Destiny e Isak Dinesen (uno dei tanti pseudonimi della scrittrice) ne era consapevole, basti pensare agli avvenimenti principali della sua esistenza, conclusasi il 7 settembre del 1962 a Copenaghen. La baronessa von Blixen – Finecke indimenticabile autrice de La mia Africa “Avevo una fattoria in Africa ai piedi degli altipiani del Ngong… ” fedele cronaca delle sue esperienze in terra africana, in questi due coinvolgenti racconti volge la sua attenzione all’eterno contrasto tra ciò che è ritenuto morale e opportuno e i desideri dell’animo umano. - See more at: http://www.ilrecensore.com/wp2/2012/06/i-capricci-del-destino-di-blixen-letti-da-laura-morante/#sthash.X4hPNKiJ.dpuf Karen Blixen, Il pranzo di Babette in Capricci del destino (Feltrinelli, prima edizione 1958)
Film: Gabriel Axel, Il pranzo di Babette (1987)
A cinquant’anni circa dalla scomparsa di una delle maggiori scrittrici del Novecento, ancora è viva la magica e potente atmosfera che scaturisce dalle figure di Babette, dalle mesdames Martina e Filippa, dall’animo meschino di Mister Clay e dall’ebreo errante Elishama. Sono strani e ineludibili gli Anectodes of Destiny e Isak Dinesen (uno dei tanti pseudonimi della scrittrice), ne era consapevole, tanto da rifarsi agli avvenimenti principali della sua vita, conclusasi il 7 settembre del 1962 a Copenaghen. La baronessa von Blixen – Finecke indimenticabile autrice de La mia Africa “Avevo una fattoria in Africa ai piedi degli altipiani del Ngong… ” fedele cronaca delle sue esperienze in terra africana, nel racconto "Il pranzo di Babette" molto coinvolgente volge la sua attenzione all’eterno contrasto tra ciò che è ritenuto morale e opportuno e i desideri dell’animo umano.
COVER
Babette Feast (1950), “In Norvegia c’è un fiordo che si chiama Berlevaag Fjord”. In una delle tante “casine di legno tinte di grigio, di giallo, di rosa e di tanti altri colori” del paese in miniatura di Berlevaag molti anni fa vivevano due anziane signore “alte e flessuose”. Il padre di Martina e Filippa, così chiamate “in onore di Lutero e del suo amico Filippo Melantone” era stato “decano e profeta, fondatore di un pio partito ecclesiastico noto e riverito in tutta la nazione norvegese”. L’uomo aveva allevato le sue belle figlie “nell’ideale d’un amore celeste, e ne erano tanto prese che non si erano lasciate toccare dalle fiamme del mondo”. I seguaci della setta avevano deciso di rinunciare a tutti i piacere terreni, perché “la vera realtà era la Nuova Gerusalemme verso la quale essi aspiravano”. Le “due pie donne” che in tutta la loro vita “si erano vestite in modo molto dimesso, di grigio o di nero” avevano al loro servizio Babette “che aveva bussato alla porta della casa gialla dodici anni prima”. Poteva sembrare a una prima occhiata che fosse un’incongruenza per due puritane avere come domestica una donna francese “ma la vera ragione della presenza di Babette nella casa delle due sorelle doveva essere cercata in un tempo più remoto e in una zona segreta della coscienza”.
Babette “arrivata smunta e con gli occhi spauriti, come una bestia braccata” non parlava mai del suo passato e nonostante non avesse mai imparato “la lingua della sua nuova patria”, era rispettata sia se andasse al porto o al mercato. Babette era una cuoca speciale “comparsa come una mendicante, si era rivelata una conquistatrice”. Nella routine fatta di emozioni e sensazioni represse delle “due bionde Marie”, la “bruna Marta” avrebbe portato nella fredda Norvegia il cibo prelibato e il gusto di Parigi con un pranzo celebrativo organizzato per il compleanno del defunto decano.
BABETTE CUOCA SPECIALE
Leggendo il racconto sembra proprio di ritrovare l' elencazione ritmata lentamente delle pietanze arrivate direttamente dalla capitale francese, offerte da Babette per le sue padrone e i seguaci, tra le quali un superbo brodo di tartaruga, un piatto ricercato come il Cailles en sarcophage accompagnate dal miglior Ammontillado.
LA RICETTA ...MIRACOLOSA
Cailles en sarcophage -Quaglie in crosta
Per 4 persone
4 Quaglie disossate,
tartufo nero,
2 cucchiai di Madera,
brodo,
4 vol au vent
Per paté
75 gr. Fegatini di pollo,
50 gr. di champignons tritati,
12 PEZZI DI scalogno tritato,
60 gr. di lardo a cubetti,
4 fettine di lardo,
50 gr. di burro,
sale,
pepe,
timo,
1/2 bicchiere di vino bianco.
PROCEDIMENTO
Rosolare il lardo nel burro, toglierlo e nel fondo rosolare i fegatini, aggiungere il lardo, gli champignons, lo scalogno, timo sale, pepe e saltare tutto per 2 minuti. Togliere i fegatini e sfumare col vino bianco, passare tutto al mixer aggiungendo burro. Lasciare riposare in frigorifero. Riempire le quaglie col patè e mettervi sopra una scaglia di tartufo, avvolgere con la fetta di pancetta. Cuocere in una pirofila imburrata a 200°C per 15/20 minuti. Togliere le quaglie, diluire il fondo con madera e brodo. porre le quaglie nei vol au vent, filtrare il fondo e infornare per 5 minuti.
Si consiglia Vino Barbaresco, Chianti, Inferno, Sassella
BLIXEN
"Il generale Loewenhielm smise di mangiare e si fece immobile, Era nuovamente riportato indietro nel tempo, al pranzo di Parigi che gli era ritornato alla memoria sulla slitta. un piatto incredibilmente ricercato e gustoso era stato servito quella sera, egli ne aveva chiesto il nome al suo vicino, il colonnello Galliffet, e il colonnello gli aveva detto, sorridendo, che si chiamava Cailles en sarcophage. Gli aveva, poi, spiegato che quel piatto era stato inventato dal cuoco dello stesso café in cui stavano pranzando, persona nota in tutta Parigi come il più grande genio culinario dell'epoca, e - tanto più sorprendente - quel cuoco era una donna! "Infatti," diceva il colonnello Galliffet, " questa donna sta ora trasformando un pranzo al Café Anglais in una specie di avventura amorosa - una di quelle avventure amorose nobili e romantiche in cui si distingue più tra la fame, o la sazietà, del corpo e quella dello spirito!"Magicamente i vecchi rancori tra i fedeli scompaiono e torna la perduta armonia.È l’inizio di una vita nuova per il villaggio di Berlevaag e per i suoi abitanti relegati finora in un universo di ferreo moralismo. È il miracolo della communard Babette “il più grande genio culinario” del Café Anglais di Parigi,
La storia di ogni personaggio è la storia di molti esseri umani che necessitano di una vita intera per arrivare a darne un senso. Il tempo è per essi un elemento fondamentale. Succede a Babette, alle due sorelle e ai due innamorati. Questo è il punto in comune delle loro storie personali. Ed è anche una storia sulla rinuncia, dove i personaggi vivono un proprio destino, che non ammette intrusioni e variazioni, senza essere consapevoli che in futuro ne saranno riscattati e premiati.
UTENSILI CUCINA
Ora alla fine del pranzo: “… stasera ho imparato che in questo mondo ogni cosa è possibile”.Il pranzo è la chiusura perfetta di un cerchio dove i nodi si sciolgono e si ritrova il senso di ogni cosa. L’esperienza individuale di ogni commensale si unisce e diventa una esperienza di gruppo. Ed il paesaggio norvegese penso abbia avuto un ruolo fondamentale come contenitore idoneo alla riflessione: i personaggi, usciti dalla loro vita mondana trovano affetti e malinconia. Il silenzio si contrappone al rumore e alle distrazioni.
Forse il mio consiglio è leggete prima il racconto e poi visionate il film, anche se onestamente non so consigliare di fare prima!!!