Tre sarebbero i motivi della decisione: «Primo, il costo della politica. Non posso rinunciare all'indennità del mio mandato e poi assistere a questo scempio di sperpero di soldi per la campagna elettorale. Secondo, la crisi dei partiti, perché i singoli porteranno ulteriori problemi. Terzo, il ruolo della città, destinata a diventare un segmento povero del B&B». Vado in ordine sparso. Il secondo è di difficile comprensione, non l'ho capito. Il terzo è un cruccio vero di Errore: la colpa è di chi ha tradito il progetto di fare di Agrigento il terzo polo turistico di Sicilia (dopo Taormina e Cefalù), favorendo piuttosto la costruzione di alberghi a Sciacca. Campanilismo turistico, vabbè. Il primo è chiaramente il punto più interessante. Quando si parla di costi della politica, evidentemente, bisogna mettere in conto anche le spese per le campagne elettorali. Errore, con il suo "Movimento Azzurro", non ha troppi soldi da spendere. Lascia la campagna elettorale e il movimento - un'associazione ambientalista - lo segue a ruota, sciogliendosi. Non so come, ma Errore insiste sulla partecipazione del suo movimento alla governance della città. Boh.
Ah, dimenticavo. Angelo Errore, 74 anni, deputato regionale della Democrazia Cristiana dal 1981 al 1996, è stato già sindaco di Agrigento. Dal 1976 al 1979. Quando forse candidarsi costava poco.