“Per Stucky il prosecco è un vino simpatico.., "Finché c'è prosecco c'è speranza"...di Ervas, un'altra lettura per un'iniziativa originale, il Giro d'talia Letterario

Da Simoeffe

GIRO  D'ITALIA  LETTERARIO

 Finché c'è prosecco c'è speranza...di Ervas, un'altra lettura per un'iniziativa originale, il Giro d'talia Letterario

Fulvio Ervas
Finché c’è prosecco c’è speranza
prefazione di Margherita Hack
301 pagine, euro 16,50
Marcos y Marcos 2010


Per Stucky il prosecco è un vino simpatico, per gli esperti è “un vino per una stagione sociale”, ecco il motivo per cui l'autore lo  ha scelto come “protagonista” del suo romanzo”Forse anche perché è stata la principale attività produttiva del Veneto ad essere cresciuta nell’anno 2009, in piena crisi economica. Quindi  simbolo: di imprenditorialità, di  rapporto con il territorio, di immagine.  E' una monocultura e dopo essersi  occupato, con Buffalo Bill a Venezia della monocultura turistica, ad Ervas è piaciuto ricordare che le monoculture esigono un’attenzione, una cura di altissimo livello. Il prosecco rappresenta una sfida e gli è  piaciuto narrarla. Molto  influenti  le  origini persiane di Stucky, il protagonista,  nel suo modus operandi :  ostinato e cortese, un poco seduttore come certi venditori di tappeti persiani, attento ai dettagli del comportamento umano, sensibile ed  amante delle bellezze del mondo, un incrocio tra  grandi tradizioni  di civiltà.Le due vittime,  Desiderio Ancillotto e Tranquillo Speggiorin si possono tratteggiare  brevemente nelle caratteristiche. Il conte Ancillotto è il grande vignaiolo,  il conservatore che s’accorge che il mondo che ha amato e difeso  rischia di svanire.  Ne imputa la colpa al meccanismo sociale di cui  egli stesso è stato sostenitore.   L’ingegner Speggiorin, che dirige il cementificio, è l’uomo del PIL sempre in crescita, dei bilanci in attivo, dell’efficienza produttiva ad ogni costo. 
I temi:  Vino e cemento. I procedimenti per produrli a confronto con le relative speculazioni. Tradizione e innovazione spregiudicata, chi avrà   la meglio? Secondo l'autore, la tradizione, nella produzione  di  vino ed altri alimenti,  resiste.  Minacciata, magari, ma non vinta. Certamente , la spinta a fare solo soldi con il vino ed altro,   è fortissima. Ma le filiere alimentari sono  questioni   molto complesse e i romanzi, davvero, non hanno strumenti per narrarle compitamente.
Nel romanzo  anche una denuncia? L'assunto: uccidono di più le automobili, l’amianto e il monoclururo di vinile che tutti i serial killer del mondo.  Ma le morti   un po’ occultate, non suscitano attenzione e repulsione come il colpo di pistola dell’assassino.  L' insieme di responsabilità diffuse  ci confonde e si confonde. Non si vuole  riconoscere che il rischio di  malattia e morte   persiste  nel tempo e nello spazio Un bel libro  sul serio ( la mia Bilioteca di Quartiere me ne ha fornito ua copia): mai troppo impegnativo ma così ben scritto che non ti prende la smania di arrivare alla fine per scoprire chi è il colpevole, perché puoi godere dello scorrere delle pagine senza alcuna fretta.
 Una pagina tra tutte vale la pena d’esser riportata, a beneficio degli amanti del vino:
“In quasi trent’anni l’oste Secondo aveva versato nei bicchieri decine e decine di ettolitri di vino e aveva visto tanti bevitori da considerarsi un classificatore. Il Linneo dei bevitori. Affermava che le dita attorno al bicchiere rivelano la natura di una persona, e così le labbra di chi si appresta a bere. Rammentava a chiunque che le labbra possono lambire, aspirare, attendere, mordere, pregare, tremare, persino mormorare cantilene cercando di esorcizzare l’alcol. La verità sulle persone non si manifesterebbe attraverso l’ebbrezza causata dal vino, ma attraverso i movimenti per gustarlo. Così Secondo sosteneva di distinguere il veronese dal vicentino, l’egocentrico dal narcisista e l’avvocato dal dentista. Lo scapolo che non riuscirà mai a sposarsi da quello che non sa cosa lo aspetta. «Comunque, si capisce subito chi ha un’intimità profonda con il vino»«Davvero? E quel tizio?» sussurrò l’ispettore Stucky indicando un giovane.«Da come tartassa il bicchiere, o si illude di ottenere il burro oppure ha il tetano».
Particolarissimo il fatto che sia ambientato tra i colli del Prosecco e nella splendida Cison di Valmarino:  
I LUOGHI 

Le strade del Prosecco


Il termine “Prosecco”,  nome di un vitigno che si coltiva da sempre in Veneto che ma dà il meglio di sé nelle colline di Conegliano e Valdobbiadene,  con  il migliore livello qualitativo e la Denominazione di Origine Controllata e Garantita.
  In questa zona il Prosecco ha creato un   sistema produttivo: il Distretto  del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene che  si estende nella fascia collinare della provincia di Treviso   tra le cittadine di Conegliano e Valdobbiadene, ai piedi delle Prealpi Trevigiane.
Esso si snoda su circa 20000 ettari di pendici collinari,   circa 5000 sono a vigneto.   15 comuni: Conegliano, Susegana, San Vendemiano, Colle Umberto, Vittorio Veneto, Cison di Valmarino, S. Pietro di Feletto, Refrontolo, Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Miane, Vidor, Follina, Tarzo e Valdobbiadene.

QUI UNA INTERESSANTE INTERVISTA ALL'AUTORE


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