Per un Natale migliore

Creato il 24 dicembre 2012 da Cultura Salentina

Giotto: Assisi, Basilica della Natività

Strano Natale in questo 2012. Ci aggiriamo per le strade di città falsamente addobbate a festa, ancora intontiti dalla caterva di tasse, bollette, scadenze, mutui, che quotidianamente ci assillano; è la nostra normalità. Quasi ci sembra un miracolo che tanta gente ancora ricerchi indaffarata chissà quale regalo; i più fortunati ancora lo fanno. Molti non più.

Eppure sono tanti gli entusiasti delle politiche montiane, tutto sommato convinti che non vi siano alternative, ignorando il fatto che solo chi ancora riesce a sopravvivere decentemente può dirsi appena soddisfatto di questo modello di governo. Ma c’è chi ha smesso di vivere e di sperare, chi non è più in grado di governare la sostenibilità del proprio modello di vita.

Distogliamo un attimo gli occhi dalle nostre case addobbate a festa e soffermiamoci a riflettere su quanta larga parte della popolazione italiana sia oramai precipitata indecorosamente al di sotto dei limiti di povertà; cosa significa essere al di sotto dei limiti? Non essere in grado di fare la spesa per esempio, ovvero pagare le bollette della luce, o anche non avere soldi per potersi riscaldare e arrivare a risparmiare persino sul consumo dell’acqua. Tutti servizi di prima necessità che non hanno soglie minime di erogazione democratica. Alcuni non hanno nemmeno questi problemi, la casa non ce l’hanno già più, sono in mezzo a una strada.

Sono in molti poi coloro che si mantengono a galla grazie all’operazione solidarietà sempre vigente fra famiglie e amici, mai come in questo momento necessari a sostenere la società civile di questo nostro povero, oramai sconquassato Paese. Ma fino a quando tutto ciò reggerà?

I mali di questo sfacelo sono più che mai evidenti quando in un modo o nell’altro siamo costretti a sbattere la faccia contro i limiti delle inefficienze pubbliche, contro quel groviglio inestricabile di non governo dei nostri soldi. Parlo delle amministrazioni comunali, di quelle regionali, della sanità. Non dimentichiamo mai che anche all’interno di queste istituzioni persone per bene lottano contro mediocri fannulloni che rubano i nostri soldi facendo finta di lavorare. Un modello di protezione ideologico indistinto mostra anche qui le prime evidenti crepe nel perpetuare un’organizzazione del lavoro basata su caste stratificate per livelli di precarietà differenti.

Occorre ripensare tutto e non è con la rigida matematica dei gerontocrati bocconiani che risaneremo le casse dello stato e al contempo le nostre. Non si riesce a concepire come dei cosiddetti ‘tecnici’ non conoscano il significato della parola ‘investimento’ ma solo quello della parola ‘taglio’.

E’ come se individuata una crepa nel solaio della nostra casa ci limitassimo a ignorare il problema a causa della scarsità delle risorse a nostra disposizione; un buon padre di famiglia in questi casi riparerebbe la crepa, poi magari affitterebbe una stanza per recuperare il debito, ma eviterebbe in questo modo che la casa gli crolli in testa.

A noi Italiani questo ragionamento minimo non è concesso, ci si limita a continuare a tagliare e a tassare, continuando a osservare quella crepa che inesorabilmente si continua ad allargare sopra le nostre teste; e se già larga parte della popolazione è precipitata al di sotto della dignità minima consentita, passi, non è cosa di cui ci si debba preoccupare; per questa gente, sono cose che succedono.

Buon Natale


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