quel bisogno di scarpe
che non vuole sentire ragioni
cosa sono i milioni
quando in cambio ti danno le scarpe?
(Elio e le Storie Tese – La Follia della Donna)
Tempo di alleggerire il patrimonio familiare, ovvero di fare shopping con la mia scarcagnata Banda del Buco (d’ora in poi BDB). Una delle autorevoli esponenti se ne esce che ha bisogno di un paio di scarpe, il che equivale all’emanazione di una condanna a morte, perché ci costringe ad entrare nel Negozio della Dannazione. Nei Negozi della Dannazione hanno un modo speciale di mettere le scarpe, sarà la luce, ma sembrano tante piccole veneri di Giorgione addormentate, aspettano solo una fagiana dal portafogli gonfio per svegliarle.
Ed è proprio lì che vedo l’emblematico oggetto, fonte di tanto cogitare. Un paio di decolletées così nere, così lucide, così eleganti ed infiocchettate… non posso fare a meno di fiondarmici come un orso sul miele. E arrivo alla conclusione che è un’ingiustizia! Se può indossare le decolletées Ela Weber, una stangona alta come l’Empire State Building, non vedo perché non posso io, che al cinema potrei facilmente passare come un’ 11enne e pagare il biglietto ridotto (sono troppo, troppo onesta per farlo). E’ facile: compro un paio di taccazzi, magari non proprio il 12, ma che almeno mi diano un’altezza da cui poter esser vista anche dagli esseri umani, e non solo dai basset hound. Ci cammino un po’in giro, ci faccio l’abitudine, non sarà mica sta gran cosa, poi non devo indossarle sempre, solo nelle grandi occasioni… voglio dire, c’è anche gente che ci balla, la Germanotta ne mette dei modelli armadillati e swaroskati che farebbero impallidire il presidente dell’Associazione Universale Feticisti (ti adoro sempre, mister Alexander McQueen, RIP RIP RIPpissimo!), e io devo rimanere qui a guardare le 13enni pornobimbe che fanno le tacchettine (cit. Il Diavolo veste Prada) tactactac in giro per il mondo? Ma non scherziamo.
Il ragionamento in teoria non fa una piega, anche se sinceramente mi sento parecchio a disagio. Mollare le sempiterne ballerine, così rassicuranti, vintage e tenere, ma ormai talmente sfondate che potrebbero essere usate come scialuppe di salvataggio per il Titanic. Mollare le leggendarie Converse, simbolo di un’età, che ormai hanno la scritta dietro somigliante all’insegna di un bar di periferia degli anni ’20 chiuso da otto generazioni e lasciato marcire, il bianco della punta è diventato maròn quaglia, e poi io in estate i calzini li mando volentieri a quel paese perché non sono appassionata di pesca, perciò non ho bisogno di fabbricarmi i vermi. E mollare le comode gladiators da peplum remake di Ben Hur, che staranno bene coi miniabiti, ma lasciatemelo dire, sotto i jeans (magari attillati) hanno l’effetto di un rutto di cervo. Sì. Sia resa gloria ai tacchi. Alla fine tutto scorre, anche il tipo di scarpe…magari tirare in ballo zio Eraclito per giustificare la mia voglia di tacchi è un filino esagerato, ma la colpa principale è da attribuirsi al seguente dialogo edificante con un’altra membra onoraria della BDB…
LadyLindy: “Quasi quasi mi compro il primo paio di tacchi…”
Membra: “Ma sei sicura…? Ci sai camminare sopra?”
LadyLindy: “No, ma devo imparare! Non potrò mai fare la hostess senza! Hai mai visto una hostess camminare sulle babbucce FlyFlot?”
Membra: “Tu non hai mai voluto fare la hostess.”
LadyLindy: “Và a caghèr.” (Trad. anche se si capisce benissimo = vai a cagare.)
Dato che gli scarsi incoraggiamenti non fanno altro che rendermi più incaponita, provo le famigerate decolletées sotto lo sguardo vigile della commessa detta anche “dinosauro che non sa di essere estinto”. Mi viene richiesto, con gran sprezzo del ridicolo, di muovermi. Ovvio. Tutti fanno qualche passo quando provano le scarpe. Io no. Ho letteralmente gli arti in sciopero. Mi sembra di essere rimasta pietrificata alla vista di un pazzoide serial killer col coltello verso di me… queste non sono scarpe, sono montagne russe spietate. Presto, datemi un sacchetto per respirarci dentro, o in alternativa per sfogare la nausea. Intanto la compare della BDB se la ridacchia, memore dei suoi dubbi di prima rivelatisi fondatissimi – un affronto che andrà lavato con l’EstaThe alla pesca.
E ora, ridatemi le ballerine, che è meglio restare coi piedi per terra.