10 novembre 2013
Carissimi giovani,
ci rivolgiamo direttamente a voi quest’anno, in occasione della Giornata nazionale del Ringraziamento per i frutti della terra, come Vescovi incaricati della pastorale sociale e del lavoro.Lo facciamo avendo davanti a noi in primo luogo l’icona di Martino, giovane ufficiale romano, che, di fronte alle necessità di un povero infreddolito, taglia il suo mantello in due e lo condivide, donando un raggio di sole e di calore che resterà sempre impresso nella memoria di tutti noi. San Martino ci insegna a vivere la vita come un dono, facendo sgorgare la speranza laddove la speranza sembra non esserci.
Atleta era Martino, atleti siete voi, carissimi giovani, che avete scelto di restare nella vostra terra per lavorare i campi, con dignità e qualità, per fare della vostra campagna un vero giardino. Vi siamo grati e sentiamo che questa vostra vocazione rinnova l’intera società, perché il ritorno alla terra cambia radicalmente un paese e produce benessere per tutti, ravviva la luce negli occhi degli anziani, che non vedono morire i loro sforzi, interpella i responsabili delle istituzioni. Abbiate consapevolezza di essere persone che vanno controcorrente, come vi ha esortato il Papa: “Voi giovani, siate i primi: andate controcorrente e abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente. Avanti, siate coraggiosi e andate controcorrente! E siate fieri di farlo!” (Angelus, 23 giugno 2013).
Pensiamo anche ai giovani immigrati, che lavorano nei campi, negli allevamenti, nella raccolta della frutta. Anche a voi suggeriamo di fare di tutto per esprimere una qualità e una professionalità crescente, in particolare attraverso lo studio e la conoscenza delle lingue, per farvi apprezzare ed entrare così a fronte alta nel mercato del lavoro rurale, che vi riconosce ormai indispensabili.
Alla luce dell’ascolto quotidiano che, come Vescovi, compiamo nelle visite pastorali, all’interno della realtà rurale delle nostre diocesi, ci sembra poi opportuno indicare una serie di limiti e di freni che incontrano oggi i giovani che desiderano ritornare alla terra e suggerire alcune attenzioni necessarie.
1 – Non sempre, nelle famiglie e nelle scuole, c’è stima adeguata per chi sceglie di fare l’imprenditore agricolo. Per questo è importante alimentare l’apprezzamento, da parte di tutta la società, per il lavoro della terra, affinché sia considerato come ogni altra vocazione e tutti i lavoratori vedano riconosciuta la stessa dignità, anche in termini economici.
2 – La burocrazia è spesso lenta e impacciata nell’attuazione di miglioramenti fondiari; le risorse finanziarie sono difficilmente reperibili; il credito non viene concesso agevolmente dalle banche. Tutto questo chiede che le nostre comunità cristiane accompagnino i giovani impegnati nel lavoro dei campi. Ci permettiamo anche un appello, rispettoso ma convinto, a chi va in pensione, affinché metta gratuitamente a disposizione dei giovani la propria esperienza imprenditoriale o amministrativa, aiutando così quel volontariato intellettuale da parte degli adulti che è il più bel contributo per la crescita del bene comune.3 – Perché si freni lo spopolamento dei nostri paesi di montagna, è urgente investire sulle comunicazioni, sia nelle strade che nella rete telematica: diversamente, i nostri giovani saranno invogliati a cercare altrove possibilità di lavoro. Solo la permanenza dei giovani nei paesi, con la formazione di nuove famiglie, rallenterà lo spopolamento dei nostri centri.
4 – Chiediamo che le associazioni e i movimenti cattolici accompagnino i giovani imprenditori agricoli, creando per loro gruppi di sostegno sparsi nel territorio, utilizzando anche le nuove tecnologie telematiche. Nessuno da solo può pensare di restare sulla terra come imprenditore agricolo: troppe sono le fatiche e gli ostacoli. I giovani vanno spronati a fare alleanza fra le generazioni, come ci insegnano gli Orientamenti pastorali per questo decennio (cfr nn. 29 - 32).
5 – Fondamentale resta per ogni giovane il gesto di Martino: condividere quello che abbiamo, spartirlo fraternamente, poiché la fraternità è il fondamento e la via per la pace. Solo da questo stile di condivisione nascerà la fiducia nelle cooperative e nei consorzi, nei quali è possibile realmente diffondere il prodotto tipico di una terra, trasformandolo da marginale a identitario.
Vi benediciamo con affetto.
Roma, 4 ottobre 2013
Festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’ItaliaLa Commissione Episcopale
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