Andruetto ritiene il canone, fra le altre cose, come una lettura del presente tramite il passato, una scelta attraverso cui coscientemente o incoscientemente si pretende di scegliere cosa salvare dall'oblio, cosa insegnare alle future generazioni, per questo motivo lo ritiene un argomento particolarmente importante e delicato nel contesto della letteratura destinata ai ragazzi. Ma il rischio è che ciò che viene canonizzato si fissi e si irrigidisca e che nel mercato editoriale moderno venga sottoposto a innumerevoli copie e varianti sul tema per meri scopi di mercato. Il canone è anche uno strumento di controllo sociale: ciò che è giusto leggere. In questo senso l'autrice interpreta anche alcune classifiche dei " libri più venduti ", un canone effimero costruito dal marketing. Così se nell'attualità i punti di riferimento che abbiamo per la scelta di una lettura sono a tal punto sfilacciati, per venirne a capo non possiamo che tornare un passo indietro e porci la fatidica domanda: a cosa serve la finzione? A quanto pare la usiamo per cercare di comprenderci:
Un racconto è un viaggio che ci conduce in territori altrui, quindi è un modo per espandere i limiti della nostra esperienza, accedendo a un frammento di mondo che non è il nostro. [...] Riflette una necessità molto umana, quella di non accontentarci di vivere una sola vita.Il pericolo che corre la letteratura per ragazzi secondo l'autrice è proprio quello di essere definita a priori come destinata a bambini e ragazzi, e quindi di restare irretita dal solo scopo pedagogico o dall'urgenza di un tema o un problema specifico. Rischia di non parlarci più di umanità, di complessità e contraddizioni dell'essere mettendo in primo piano solo ragioni morali, politiche o di mercato:
I libri letterari, proprio per ciò che in sé hanno di letterario, viaggiano più lentamente. [...] Questo succede perché la letteratura per la sua complessità, per la sua ambiguità e soprattutto per la sua particolarità, è un albero difficile da trapiantare. [...] Se pensassimo sempre e solamente in termini di rapidità e di vendite non avremmo mai potuto sostenere una scrittura come quella di Borges, ad esempio.Un saggio stimolante, scorrevole, elegante. Uno di quei libri che nelle più disparate occasioni tornano in mente. Vale la pena conservarlo per poterlo rileggere al bisogno.
Maria Teresa Andruetto
Per una letteratura senza aggettiviEquilibri, 2014