di Francesco Sasso
Ogni opera letteraria si pone sempre in un determinato rapporto con le opere del passato, con la tradizione. L’esigenza di individuare tali rapporti, e di ordinare le opere letterarie per generi secondo caratteri simili, è un aspetto fondamentale dello studio della letteratura. Naturalmente, l’attenzione degli studiosi si è spostato dall’adesione al modello alla tendenza a discostarsi, fino alla possibilità di mescolanza dei generi o del rifiuto totale.
Uno studio non recente, tuttora valido, è Genere di Paolo Bagni (La Nuova Italia, 1997). Il breve saggio offre una panoramica di orientamento sugli studi nel campo dei generi letterari. Dopo aver ricostruito alcuni momenti fondamentali di passaggio dall’antichità ai tempi moderni (Poetica di Aristotele, Diomede, classificazione cinquecentesca, Goethe, Schlegel ecc), Paolo Bagni giunge poi alla negazione del modello nel Novecento. In breve, lo studio analizza l’evoluzione critica sui generi letterari, da Croce al “revisionismo crociano” di Fubini, da Todorov a Genette, da De Meijer a Blanchot, da Pierre Macherey a Josè Ortega y Gasset, da Jan Mukarovsky a Claudio Guillén, da Bachtin a Harold Bloom, da Brunetière a Jean-Marie Schaeffer, da Hans Robert Jauss a Milan Kundera, da Staiger ad Anceschi. Il saggio di Bagni non conferisce al genere letterario un carattere unico, rappresentativo, dunque definitivo, ma evidenzia come il genere sia una nozione dinamica.
Lo studio storico dei generi letterari non può però prescindere dall’analisi dei problemi generali di teoria della letteratura e di filosofia. Paolo Bagni, quindi, ricapitola le varie tendenze teoriche, sicché il breve saggio è un buon punto di partenza per comprendere lo sviluppo teorico del Novecento.
f.s.