Tra poche ore si scoprirà se Apnea di Lorenzo Amurri è tra i cinque finalisti al Premio Strega. Contemporaneamente, chiudo l’ultima pagina, e rifletto.
Apnea è la storia di Lorenzo Amurri. E se questo già di per sé non è qualcosa da giudicare, c’è anche da dire che Apnea è la storia di come Lorenzo Amurri ha vissuto la propria vita da tetraplegico dopo un incidente sulla neve. Aggiungiamo carne sul fuoco, insomma.
Apnea è una storia di dolore e una storia molto reale. Cita nomi cose fatti, veri, una messa a nudo di se stesso che valica i limiti dell’intimità. Ed entrare nell’intimità altrui può essere per molti curioso, intrigante. Per me assume una quota ancora maggiore di dolore, perché la vivo come una violazione. Per quanto sia l’autore a mettersi a nudo sulla carta, a offrirsi.
Apnea è l’autobiografia di una vita disabile, di una persona, e questo può essere interessante, per alcuni. E’ sufficiente vedere quanti romanzi e autobiografie sul tema spopolano sul tema (e, con varie declinazioni, tra i dodici candidati al Premio Strega).
Diciamolo, quando sei per strada con una persona disabile, lo sguardo di chi incontri si sofferma un attimo in più, cercando di non mostrarsi palese (e proprio per questo, fallendo). Ci convivo da quando sono nata, con una persona disabile, lo so com’è la gente, magari si chiede i drammi, magari li vuole leggere, certo. E perché no, ben venga. (E che poi, magari, dopo aver letto, non parcheggino nei posti riservati. Ma questa è un’altra storia…)
Ma è sufficiente un contenuto importante e una vicenda personale a costruire un buon romanzo? Il contenuto è una storia autobiografica di dolore e risalita da “un’apnea”. Poi però, c’è il fatto che è un romanzo autobiografico. O perlomeno si pone come tale. E io l’ho letto come tale. Tolta la validità del racconto personale, lo shock del dolore, che resta?
Una narrazione molto lenta, asciutta, sì, sincera, sì, ma anche mediocre. Assolutamente ingolfata da una prima persona presente che rende la lettura frequentemente noiosa. Pedissequa. Priva di slancio narrativo.
I dialoghi sono tratti dal reale, ma ne hanno perso lo smalto e appaiono forzati, le battute troppo volute, gli scambi tra personaggi rigidi e macchinosi. Un finale out of the blue forzatamente surreale e con un tocco teatrale.
Come narrativa, Apnea è traballante, pieno di imperfezioni, e con una scrittura piana, senza particolarità.
Il fatto che sia un racconto personale per molti aspetti interessante da leggere nei contenuti è, a mio parere, tutta un’altra faccenda.
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Apnea, di Lorenzo Amurri
Fandango
251 pagine, 16 euro