La tecnologia esiste. Già nel 2008 la GDO, società del gruppo Continental, presentò un apparecchio chiamato Pedal Interface nato dall’esperienza maturata nei limitatori di velocità per veicoli commerciali e autobus. In sostanza tale apparecchiatura agisce sul cruise control (altro dispositivo largamente diffuso) e limita la velocità ad un livello prestabilito. Qualsiasi vettura, quindi, può essere messa in condizione di non superare il limite di velocità a prescindere dalla propria potenza. Significa che se una macchina può andare da 0 a 100 chilometri orari in 5 secondi continuerà a farlo ma non potrà superare, mettiamo, i 130 chilometri orari. Semplice e logico. Ma impopolare.
Infatti, è questa una delle questioni che impediscono di adottare questo sistema o uno analogo: la popolarità. La forza politica che proponesse e promulgasse una legge che stabilisca la fine della libera velocità sarebbe molto probabilmente punita a livello elettorale causa l’atavica propensione italica a sfidare la legge. Nel contempo esiste un altro problema legato alla redditività delle contravvenzioni. Infatti, adottare il limitatore di velocità su tutte le auto comporterebbe l’inutilità dell’imposizione di limiti di velocità e delle sanzioni ad essi legate. Ma su queste sanzioni si reggono parecchie casse pubbliche e diverse aziende private che lavorano nel settore del controllo della velocità.
Sarebbe quindi utopico pensare ad una riforma totale del concetto di velocità in strada? Forse no. Ad esempio un governo sganciato dalle logiche elettorali come quello attuale potrebbe adottare con estrema facilità questa decisione. Sempre ammesso che sia realmente sganciato dalle logiche elettorali.
Luca Craia