Dopo il mio rifiuto al ricovero che mi è stato proposto la scorsa settimana al centro nutrizionale, ho ricevuto diverse mail in cui mi si invita a riflettere e a tornare sulla mia decisione.Questo post, che prende spunto da una mail che ho inviato a Lalli, è la mia risposta.O meglio le mie risposte, perche' i motivi del rifiuto sono diversi.Il mio primo ricovero in una comunita' terapeutica per DCA risale a quasi due anni fa'.Dimessa dall'ospedale dove ero stata sottoposta a due settimane di alimentazione forzata, trascorsi prima un periodo in terapia ambulatoriale, ma nel frattempo le mie condizioni tornarono a precipitare in breve tempo.Entrai in quella struttura con tutte le mie buone intenzioni, ma rimasi delusa da alcuni atteggiamenti della psicologa e della dietista, e anche dai comportamenti superficiali di altri operatori che lavoravano la' dentro.Me ne andai prima del tempo stabilito con qualche kg in piu' addosso e in testa l'idea di rimettermi subito a dieta.Fortunatamente ci fu l'incontro con Luca che mi cambio' la vita e mi salvo' dal baratro, ma il ricordo di quell'esperienza negativa mi rende prevenuta ancora oggi verso l'idea di ritentare quel percorso, anche se in una struttura diversa.Io e Luca ci siamo appena ritrovati, e non ho nessuna intenzione di separarmi da lui un'altra volta.Le strutture che mi ha proposto il nutrizionista non sono molto lontane da casa mia, quella piu' distante è a circa due ore di auto.Potrei vederlo durante i weekend, ma non mi basterebbe.E all'idea di addormentarmi la sera senza lui che mi tiene la mano, o di svegliarmi la mattina e non trovarlo al mio fianco, o di non poter condividere per mesi i nostri attimi di vita insieme mi sento mancare il terreno sotto i piedi.Senza contare il fatto che in alcune strutture, come quella in cui sono gia' stata, viene imposto un periodo iniziale di isolamento prima di poter ricevere visite dall'esterno.E questo non lo posso tollerare.Avete presente un naufrago che si aggrappa disperato al suo salvagente per non affogare?Ecco, Luca è il mio salvagente.Toglietemelo e io vado a fondo del tutto.La mia quotidianita' è fatta di piccole cose, ma che per me sono irrinunciabili.Gia' quando mi trovo in vacanza, quindi in condizioni di totale liberta', dopo un po' di giorni comincio a scalpitare per il desiderio di tornare ai miei ritmi (salvo poi tornarci e lamentarmi perche' si stava meglio in vacanza, ma vabbè), figuriamoci in un posto in cui sono costretta a sottostare a regole e limitazioni...finisco per vivere male, tenere il broncio perenne, annoiarmi, diventare ancora piu' antipatica di quanto gia' non sia di mio.Ho conosciuto ragazze che vivevano in comunita' da qualche anno, per loro ormai era una casa.A me sono bastati due mesi per arrivare a non poterne piu'.Quando mi hanno aperto il cancello per andarmene mi sono sentita libera.Non voglio mai piu' provare a vivere lontana dalle mie piccole certezze di ogni giorno, anche se trovo sempre un motivo per lamentarmi di qualcosa.Questa è la parte che piu' mi costa scrivere, ma mi sono ripromessa di essere sincera fino in fondo, e lo saro'.Non voglio mai piu' vivere 24 ore su 24 a stretto contatto con ragazze ridotte pelle e ossa, non voglio piu' ascoltare i loro pensieri, non voglio piu' condividere il loro dolore.E' lo stesso motivo per cui, rispetto a tre anni fa' quando mi affacciai per la prima volta su questa piattaforma virtuale, oggi seguo un numero molto piu' ridotto di DCA blog.Penso che certi rapporti, reali o virtuali che siano poco importa, invece di stimolare la guarigione spingano nella direzione opposta, o perlomeno su di me hanno questo effetto.Mi fanno venire voglia di ammalarmi ancora di piu'.Sono una stronza egoista?Sì, puo' darsi.E continuero' a esserlo, se mi aiuta a stare meglio.Per quanto possa essere paradossale, dato che solo chi vive i miei stessi problemi puo' comprendermi fino in fondo, preferisco stare in mezzo a gente normale che non capira' mai un emerito cazzo di quello che provo, ma allo stesso tempo sentire punti di vista diversi dai miei, e dato che da persona normale non so vivere, osservare, imitare, imparare...Il mondo dei DCA fa ancora parte di me, ma me lo sento sempre piu' stretto.E non mi ci voglio piu' rinchiudere.Visto che sono in preda ad un attacco di onesta' acuta, aggiungo che nonostante io stia annaspando con qualche difficolta' per rialzarmi dall'ennesima ricaduta, non mi pare di essere messa tanto male da non poter essere seguita semplicemente a livello ambulatoriale, o al massimo in day hospital, ma il ricovero proprio NO.E vi assicuro che non si tratta di negazione della malattia.Quando due anni fa' toccai l'apice dei miei DCA, con il conseguente tracollo fisico ed emotivo, fui io stessa a chiamare il 118, accettai senza esitare il sondino e l'alimentazione forzata, e qualche tempo dopo sclerai con psichiatra/dietista/psicologa che mi seguivano a quei tempi, perche' pur essendo palese il mio costante peggioramento tra un controllo e l'altro non alzavano un dito per sollecitare il mio ingresso in comunita', di cui allora sì che sentivo un bisogno disperato.Oggi è diverso.La guarigione è ancora lontanissima, ma la malattia non occupa piu' la mia mente 24 ore su 24.Adesso c'è la malattia ma c'è anche Dony, ci sono i suoi sogni, ci sono i suoi progetti...che richiedono tempo e dedizione, e soprattutto la sua presenza sul campo!Le liste d'attesa per poter accedere alle comunita' ma anche alle cliniche per la cura dei DCA sono lunghissime, e io cedo volentieri il posto a chi ne ha piu' bisogno di me.A chi campa con una mela al giorno e indossa un piumino per riscaldarsi anche se fuori ci sono piu' di 30 gradi.A chi arriva a vomitare 30-40 volte al giorno.A chi non vive piu' a causa del binge eating.A chi ha uno o piu' tentativi di suicidio alle spalle.A chi proviene da nuclei famigliari in cui le dinamiche interpersonali sono completamente stravolte.A quante sono figlie di madri opprimenti che, se potessero, respirerebbero perfino al posto loro.A quante sono figlie di madri depresse al punto da scaricare ogni responsabilita' sulle spalle di ragazzine molto piccole.A quante sono costrette a subìre in famiglia violenze fisiche/psicologiche/sessuali.L'origine dei disturbi alimentari è molto frequentemente radicata in seno alla famiglia.Il ricovero serve a proteggere.Io da cosa devo essere protetta?Vivo con il mio compagno che amo, ricambiata.Mia mamma abita poco lontano da me, non è piu' giovanissima, e la malattia che l'ha colpita, anche se non l'ha privata delle sue energie fisiche, ha pero' fatto scaturire una fragilita' mai sospettata prima.Io voglio esserci ogni volta che ha bisogno di me, senza fuggire dalle mie responsabilita'.E anche se è la piu' grande rompicoglioni che io conosca...considero il nostro rapporto conflittuale una palestra di vita a cui non ho nessuna intenzione di sottrarmi!Con mio fratello dall'adolescenza in poi abbiamo perso la complicita' che ci legava da bambini.Ma nei momenti piu' duri ci siamo sempre stati l'uno per l'altra.Loro sono la mia famiglia, e io continuero' a lottare contro la bestia senza allontanarmi dai miei affetti, mai piu'!Scusate per il papiro, che è nato senza l'intenzione di scoraggiare chiunque sia in procinto di affrontare il percorso del ricovero.C'è chi l'ha vissuto e oggi puo' dire finalmente di stare bene.Per me non è stato così, ma è solo la mia esperienza personale.Per fortuna il mondo è bello perche' siamo tutti diversi.Grazie a chi mi ha scritto, senza arrendersi davanti al muro dei commenti disattivati, per dire la sua e approfondire l'argomento.Ci sono anche altre mail che meritano una risposta chiarificatrice, ma direi che per oggi mi sono gia' dilungata anche troppo.Il resto a domani!
Dopo il mio rifiuto al ricovero che mi è stato proposto la scorsa settimana al centro nutrizionale, ho ricevuto diverse mail in cui mi si invita a riflettere e a tornare sulla mia decisione.Questo post, che prende spunto da una mail che ho inviato a Lalli, è la mia risposta.O meglio le mie risposte, perche' i motivi del rifiuto sono diversi.Il mio primo ricovero in una comunita' terapeutica per DCA risale a quasi due anni fa'.Dimessa dall'ospedale dove ero stata sottoposta a due settimane di alimentazione forzata, trascorsi prima un periodo in terapia ambulatoriale, ma nel frattempo le mie condizioni tornarono a precipitare in breve tempo.Entrai in quella struttura con tutte le mie buone intenzioni, ma rimasi delusa da alcuni atteggiamenti della psicologa e della dietista, e anche dai comportamenti superficiali di altri operatori che lavoravano la' dentro.Me ne andai prima del tempo stabilito con qualche kg in piu' addosso e in testa l'idea di rimettermi subito a dieta.Fortunatamente ci fu l'incontro con Luca che mi cambio' la vita e mi salvo' dal baratro, ma il ricordo di quell'esperienza negativa mi rende prevenuta ancora oggi verso l'idea di ritentare quel percorso, anche se in una struttura diversa.Io e Luca ci siamo appena ritrovati, e non ho nessuna intenzione di separarmi da lui un'altra volta.Le strutture che mi ha proposto il nutrizionista non sono molto lontane da casa mia, quella piu' distante è a circa due ore di auto.Potrei vederlo durante i weekend, ma non mi basterebbe.E all'idea di addormentarmi la sera senza lui che mi tiene la mano, o di svegliarmi la mattina e non trovarlo al mio fianco, o di non poter condividere per mesi i nostri attimi di vita insieme mi sento mancare il terreno sotto i piedi.Senza contare il fatto che in alcune strutture, come quella in cui sono gia' stata, viene imposto un periodo iniziale di isolamento prima di poter ricevere visite dall'esterno.E questo non lo posso tollerare.Avete presente un naufrago che si aggrappa disperato al suo salvagente per non affogare?Ecco, Luca è il mio salvagente.Toglietemelo e io vado a fondo del tutto.La mia quotidianita' è fatta di piccole cose, ma che per me sono irrinunciabili.Gia' quando mi trovo in vacanza, quindi in condizioni di totale liberta', dopo un po' di giorni comincio a scalpitare per il desiderio di tornare ai miei ritmi (salvo poi tornarci e lamentarmi perche' si stava meglio in vacanza, ma vabbè), figuriamoci in un posto in cui sono costretta a sottostare a regole e limitazioni...finisco per vivere male, tenere il broncio perenne, annoiarmi, diventare ancora piu' antipatica di quanto gia' non sia di mio.Ho conosciuto ragazze che vivevano in comunita' da qualche anno, per loro ormai era una casa.A me sono bastati due mesi per arrivare a non poterne piu'.Quando mi hanno aperto il cancello per andarmene mi sono sentita libera.Non voglio mai piu' provare a vivere lontana dalle mie piccole certezze di ogni giorno, anche se trovo sempre un motivo per lamentarmi di qualcosa.Questa è la parte che piu' mi costa scrivere, ma mi sono ripromessa di essere sincera fino in fondo, e lo saro'.Non voglio mai piu' vivere 24 ore su 24 a stretto contatto con ragazze ridotte pelle e ossa, non voglio piu' ascoltare i loro pensieri, non voglio piu' condividere il loro dolore.E' lo stesso motivo per cui, rispetto a tre anni fa' quando mi affacciai per la prima volta su questa piattaforma virtuale, oggi seguo un numero molto piu' ridotto di DCA blog.Penso che certi rapporti, reali o virtuali che siano poco importa, invece di stimolare la guarigione spingano nella direzione opposta, o perlomeno su di me hanno questo effetto.Mi fanno venire voglia di ammalarmi ancora di piu'.Sono una stronza egoista?Sì, puo' darsi.E continuero' a esserlo, se mi aiuta a stare meglio.Per quanto possa essere paradossale, dato che solo chi vive i miei stessi problemi puo' comprendermi fino in fondo, preferisco stare in mezzo a gente normale che non capira' mai un emerito cazzo di quello che provo, ma allo stesso tempo sentire punti di vista diversi dai miei, e dato che da persona normale non so vivere, osservare, imitare, imparare...Il mondo dei DCA fa ancora parte di me, ma me lo sento sempre piu' stretto.E non mi ci voglio piu' rinchiudere.Visto che sono in preda ad un attacco di onesta' acuta, aggiungo che nonostante io stia annaspando con qualche difficolta' per rialzarmi dall'ennesima ricaduta, non mi pare di essere messa tanto male da non poter essere seguita semplicemente a livello ambulatoriale, o al massimo in day hospital, ma il ricovero proprio NO.E vi assicuro che non si tratta di negazione della malattia.Quando due anni fa' toccai l'apice dei miei DCA, con il conseguente tracollo fisico ed emotivo, fui io stessa a chiamare il 118, accettai senza esitare il sondino e l'alimentazione forzata, e qualche tempo dopo sclerai con psichiatra/dietista/psicologa che mi seguivano a quei tempi, perche' pur essendo palese il mio costante peggioramento tra un controllo e l'altro non alzavano un dito per sollecitare il mio ingresso in comunita', di cui allora sì che sentivo un bisogno disperato.Oggi è diverso.La guarigione è ancora lontanissima, ma la malattia non occupa piu' la mia mente 24 ore su 24.Adesso c'è la malattia ma c'è anche Dony, ci sono i suoi sogni, ci sono i suoi progetti...che richiedono tempo e dedizione, e soprattutto la sua presenza sul campo!Le liste d'attesa per poter accedere alle comunita' ma anche alle cliniche per la cura dei DCA sono lunghissime, e io cedo volentieri il posto a chi ne ha piu' bisogno di me.A chi campa con una mela al giorno e indossa un piumino per riscaldarsi anche se fuori ci sono piu' di 30 gradi.A chi arriva a vomitare 30-40 volte al giorno.A chi non vive piu' a causa del binge eating.A chi ha uno o piu' tentativi di suicidio alle spalle.A chi proviene da nuclei famigliari in cui le dinamiche interpersonali sono completamente stravolte.A quante sono figlie di madri opprimenti che, se potessero, respirerebbero perfino al posto loro.A quante sono figlie di madri depresse al punto da scaricare ogni responsabilita' sulle spalle di ragazzine molto piccole.A quante sono costrette a subìre in famiglia violenze fisiche/psicologiche/sessuali.L'origine dei disturbi alimentari è molto frequentemente radicata in seno alla famiglia.Il ricovero serve a proteggere.Io da cosa devo essere protetta?Vivo con il mio compagno che amo, ricambiata.Mia mamma abita poco lontano da me, non è piu' giovanissima, e la malattia che l'ha colpita, anche se non l'ha privata delle sue energie fisiche, ha pero' fatto scaturire una fragilita' mai sospettata prima.Io voglio esserci ogni volta che ha bisogno di me, senza fuggire dalle mie responsabilita'.E anche se è la piu' grande rompicoglioni che io conosca...considero il nostro rapporto conflittuale una palestra di vita a cui non ho nessuna intenzione di sottrarmi!Con mio fratello dall'adolescenza in poi abbiamo perso la complicita' che ci legava da bambini.Ma nei momenti piu' duri ci siamo sempre stati l'uno per l'altra.Loro sono la mia famiglia, e io continuero' a lottare contro la bestia senza allontanarmi dai miei affetti, mai piu'!Scusate per il papiro, che è nato senza l'intenzione di scoraggiare chiunque sia in procinto di affrontare il percorso del ricovero.C'è chi l'ha vissuto e oggi puo' dire finalmente di stare bene.Per me non è stato così, ma è solo la mia esperienza personale.Per fortuna il mondo è bello perche' siamo tutti diversi.Grazie a chi mi ha scritto, senza arrendersi davanti al muro dei commenti disattivati, per dire la sua e approfondire l'argomento.Ci sono anche altre mail che meritano una risposta chiarificatrice, ma direi che per oggi mi sono gia' dilungata anche troppo.Il resto a domani!
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