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perché dove finivano le sue dita iniziavano le corde di una chitarra

Creato il 11 gennaio 2012 da Frufru @frufru_90
Tredici anni fa non sapevo chi fosse De Andrè. Avevo capito che era un cantante, ma non era certo il mio preferito. Anzi. Alla radio non lo sentivo mai e quelle volte che mia zia metteva una sua cassetta io storcevo il naso. Mi sembrava così noioso e triste.
Marinella, ad esempio, poteva vincere da sola l'oscar come ragazza più sfortunata del mondo, ti pare che questa, proprio quando incontra l'amore, scivola in un fiume, batte la testa e muore? E chi se ne frega poi se vivere un giorno soltanto è il destino delle cose più belle.
L'unica canzone che mi piaceva quando De Andrè è morto, tredici anni fa, era "La guerra di Piero", ce l'aveva fatta imparare la maestra di storia. Quella si, mi sembrava bella. Col flauto però proprio non mi veniva, perciò un po' la odiavo anche. Alle medie è arrivato un prof di musica che lo adorava. È restato solo un anno, ma quell'anno abbiamo cantato "Girotondo" anche alla recita di Natale. Visto quanto ero attenta alla lezione di musica non avevo nemmeno capito che l'avesse scritta quel De Andrè, quella canzone lì. E voi a divertirvi andate un po' più in là andate a divertirvi dove la guerra non ci sarà. La guerra è dappertutto, Marcondiro'ndera la terra è tutta un lutto, chi la consolerà? Ci penseranno gli uomini, le bestie i fiori i boschi e le stagioni con i mille colori. Di gente, bestie e fiori no, non ce n'è più viventi siam rimasti noi e nulla più. Mi piaceva però, devo ammetterlo.
Finalmente sono arrivati gli anni del liceo e nel banco avanti al mio, per tutti e cinque gli anni più o meno, è stato seduto un ragazzo che aveva il lettore mp3 pieno delle canzoni di De Andrè. In ogni tema che ci dava la prof di italiano lui aveva la citazione giusta, da mettere al posto giusto. E così mentre noi ragazze quattordicenni sgallettate sapevamo a memoria le frasi di "Tre metri sopra il cielo" lui conosceva tutti i testi del suo Faber. Il mio diario del primo liceo alterna frasi di Moccia e frasi di De Andrè. Due gocce d'acqua proprio.Non sono mai stata molto presa dalla musica, non lo ero nemmeno a 14 anni, però a 14 anni ho incontrato Nico che mi ha fatto pensare con "Via del campo", che mi ha fatto ridere anche della morte con "Il testamento". Ci sono state ore di chimica passate di nascosto con una cuffietta del suo mp3 nel mio orecchio. Al pranzo dei cento giorni lui era seduto sul divano, con la chitarra in mano, e suonava "Don Raffaè", noi cantavamo, impicciandoci con le parole.
La sera della festa dell'ultimo giorno di scuola dell'ultimo anno di liceo ci siamo seduti sui soliti gradini. Non aveva nessun lettore mp3 nella tasca dei jeans ed era sprovvisto anche di chitarra, era caldo e spuntava qualche stella. - Se fosse ancora vivo al suo concerto vorrei andarci anche con te.- Al concerto di chi?- Di De Andrè, no? Hai mai visto i video su you tube? Quella voce, quella cosa intima, quel fumo...sono stato a duemila concerti e ad altri duemila ci andrò, ma uno me ne mancherà sempre.Era la sera dell'ultimo giorno dell'ultimo anno di liceo, la paura si mischiava all'euforia, stava finendo tutto, il futuro si srotolava davanti a noi e noi eravamo lì, su quei gradini, a parlare del passato. Era un momento così importante. A Nico ho sorriso, ma dentro di me pensavo che non me ne fregava niente se De Andrè era morto dieci anni prima, quella che mi toccava in quei giorni di quel giugno era una morte molto più vera, ma Nico non lo sapeva, perché io certo non gliel'avevo detto. In quel momento non credevo che mi mancasse il concerto dal vivo di Faber, invece oggi penso di si. E penso che ci andrei di corsa con quel Nico di quegli anni e di quella sera. Di corsa.
Ho impiegato troppo tempo per capire che De Andrè non era solo uno dalle canzoni tristi e noiose, però l'ho capito e adesso anche il mio lettore mp3 è pieno delle sue canzoni.Io lo voglio ricordare così, con la canzone che nell'immediato mi ha fatto più ridere (o sorridere).
Grazie Faber e grazie Nico.


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