Perchè Giulia ha capito tutto dell'essere mamma

Da Nkw1978 @NKW1978
Mi rendo conto che i miei post una volta avevano un contenuto di altro genere ma anche io mi modifico e non ho mai detto che qui avrei scritto solo di sviluppo manageriale o di organizzazione aziendale. Adesso sono catturato dalla crescita delle mie bimbe e di questo scrivo.
Ok, non saremo mai come la mamme. Loro fanno quella cosa di crescerli nove mesi, hanno quel rapporto che noi non possiamo capire. E l'allattamento non c'entra una fava, è una questione di ruoli. Questo però non toglie il fatto che qualcosa si possa imparare. Io ho da tempo abbandonato ogni forma di competitività con mia moglie per manifesta superiorità sul campo (sua) e quindi posso studiarla e copiarla senza sentirmi in alcun modo svilito. Non amo perdere e quindi non mi ci metto neppure. Bene, ieri sera mentre osservato mia moglie con la bimba “grande” ho scoperto una roba illuminante. Ora, prima di rivelarla a tutti voi vi devo avvisare che, come la maggior parte delle cose illuminanti, è molto banale. Descrizione della scena. Gaia intenta a recepire stimoli esterni, un libricino aperto, i Barbapapà in TV, un gioco in mano, sveglia iperattiva. Grande voglia di interazioni, si muove molto, si agita, attira la nostra attenzione anzi, più precisamente, si accerta di avere la nostra attenzione. Io sulla sedia con lo stesso sguardo di Alberto Angela quando si ritrova nei pressi di un reperto, Giulia con tutta al concentrazione verso Gaia: spalle rivolte verso di lei, sorriso, posizione abbassata sulla sedia, apertura di spalle e busto. A quel punto Gaia pronuncia tre suoni poco comprensibili. Gaia parla abbastanza chiaramente, ha i suoi tormentoni ma comincia ad articolare veri e propri pensieri. Ieri ha però detto tre cose, nell'arco di dieci minuti, per me nuove e non comprensibili. Erano: balena ed elica, rivolte a due scene dei Barbapapà e pesca, rivolto a quello che c'era sulla tavola. Ah, dimenticavo, eravamo dai miei genitori. Tutti siamo rimasti sconcertati, è brutto quando un bimbo ti guarda, parla e tu non capisci. Vorresti incoraggiarlo ma se ti pare una lingua elfica fai fatica. Giulia ha immediatamente interpretato quei suoni correttamente, ricevendo anche una conferma da Gaia. Ecco la lezione che ho appreso ieri, ecco perchè Giulia è una madre incredibile. Anche lei si bsgalierà, si incazzerà, perderà la pazienza ma lei ha capito la regola del gioco. Un conto è sbagliare, un conto è non capire. A lei è chiara in testa, irremovibile e inconfutabile, una assoluta verità nel rapporto fra adulti e bambini: siamo noi che dobbiamo capire loro, non loro che devono farsi capire da noi. Ognuno di noi ha la responsabilità di quello che dice, del fatto che deve preoccuparsi di quello che gli altri capiscono. Ma questo presuppone che ci siano eguali capacità. Chi si lamenta perchè uno straniero che mastica poco italiano si fa capire male? In genere lo si aiuta e incoraggia per ogni mezza parola pronunciata correttamente. Coi bambini è uguale. Attenzione, non mi riferisco a quando loro cercano di parlare, in questo caso è facile, per lo più. Io mi riferisco a quando siamo noi che gli parliamo, che cerchiamo di educarli, di crescerli, di farli famigliarizzare con le regole che abbiamo deciso essere importanti. In tutti questi casi dobbiamo usare il loro linguaggio ed adattarci a loro, non lamentarci perchè non ci capiscono. I bimbi ci capiscono più di quello che crediamo, solo che noi non sempre stiamo dicendo quello che crediamo, spesso comunichiamo cose che non ci accorgiamo semplicemente perchè ci chiediamo se loro ci capiscono mentre siamo noi che dobbiamo sforzarci di capire loro.

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