E’ importante il fatto che Wallander sia parte di una squadra piuttosto che un lupo solitario?
Mankell
Sì perché questo è il suo modo di essere. Il lavoro di squadra è fondamentale per le indagini. A volte però Wallander se ne va per la sua strada. Un mio amico una volta mi ha detto che se un poliziotto si comportasse così nella realtà, finirebbe in galera. Io allora gli ho risposto: “Sì, ma lui non ci finisce perché alla fine risolve il caso”.
Domanda di Richard S.
Lei parla della crime fiction come di uno specchio dei problemi della società. Guardando in questo specchio, che cosa ha visto?
Mankell
A volte ho scritto di cose che non erano ancora accadute, ma che poi sono successe. Allora mi hanno chiesto: “Come facevi a saperlo?” Non è così difficile, basta sedersi e usare un po’ la testa, pensando a quali sono le tendenze nella società.
Harriett Gilbert
Cosa, per esempio?
Mankell
Avevo scritto di qualcosa accaduto nel sistema finanziario mondiale: qualcuno che stava facendo soldi con i bancomat. Ricordo che c’è stato un professore che ha scritto un grosso articolo in un importante giornale, sostenendo: “E’ impossibile!” Dopo due settimane è accaduto in Finlandia. Non ho più avuto sue notizie. Quello che voglio dire è che per me è interessante provare a vedere le tendenze della società. Un paio di volte mi è anche capitato di ricevere lettere anonime di gente che raccontava di veri crimini. Dicevano: “Henning io so chi ha fatto questo. E’ stata questa persona”. In entrambi i casi sono andato dalla polizia con le lettere e in un caso hanno trovato l’assassino.
Harriett Gilbert
Così per un verso lei incoraggia il crimine in Finlandia e per un altro lo risolve in Svezia.
Mankell
Preferisco non rispondere.
Ho notato che in tutti i suoi libri con Wallander ci sono relazioni problematiche tra uomini e donne.
Mankell
Mi piace leggere quello che le donne scrivono degli uomini e penso che le donne amino leggere quello che gli uomini scrivono di loro. Nella vita, il conflitto tra uomini e donne è qualcosa a cui dedichiamo molto tempo. Se mi mettessi a pensare a quanto tempo ho dedicato alle donne nella mia vita non so quando finirei. E’ normale. Wallander è un uomo molto appassionato, ecco perché ama ancora sua moglie. Lui ha dei problemi con le altre donne perché quando comincia a paragonarle alla moglie sente che lei è sempre la migliore. Ed è con questo che deve combattere fino alla fine della storia. E’ un uomo appassionato ma non sa come gestirlo e non sarà mai in grado di avere una buona relazione con un’altra donna fino che non accetterà che sua moglie non tornerà mai più con lui. Penso che questa sia una bella storia perché gli dà una specie di forza che è importante per un uomo. Ma posso dirvi che ho ricevuto lettere e email da tutto il mondo, da donne che dicevano che sono pronte a lasciare la famiglia, i figli, per venire a prendersi cura di lui. Io ho tentato di spiegare: “Ma è solo un personaggio inventato”?! E sapete cos’hanno detto? “Non importa”.
Harriett Gilbert
Devo dire che abbiamo ricevuto una mail da Kathy B. di Chicago che scrive: “Per favore dite al signor Mankell che i libri di Wallander sono stati l’unica cosa che mi ha dato un attimo di respiro l’anno scorso, durante il mio difficile divorzio. La mia domanda è: se il signor Mankell dovesse incontrare qualcuno che è proprio come Kurt Wallander, per favore può dire a quell’uomo che c’è una deliziosa divorziata a Chicago a cui piacerebbe incontrarlo?”
Mankell
Grazie della conferma. Ma non serve proprio a questo l’arte? Nei romanzi, nella pittura, o a teatro puoi trovare degli amici che porti con te fuori nella vita. Io ho molti amici che ho trovato nella letteratura e che ho portato con me, fuori nella vita. E so anche che c’è un quadro di Monet con una donna che sono ancora convinto che un giorno incontrerò per strada da qualche parte. Nell’arte trovi degli amici. Gente a cui puoi parlare, con cui ti puoi confrontare. Anche se sono “raccontati”, li puoi portare con te. E’ lo stesso quando di ti dici: perché devo smettere di parlare con le persone solo perché sono morte? Ho molti amici che ora sono morti, ma sono sempre miei amici. Posso ancora parlarci. Posso ancora averli intorno.
Domanda di Jane O. da Oxford
Mi sembra che la crime fiction comporti sempre un interesse osceno e inquietante per l’onnipotente narcisismo degli assassini e dei loro pari, gli investigatori narcisisti come Sherlock Holmes e Moriarty. Quello che mi piace del suo lavoro è che esplora una sorta di banalità, la tranquilla disperazione che c’è dietro la violenza. Kurt Wallander sembra avere in sé una tranquilla disperazione. Pensa che sarebbe capace di uccidere e quale potrebbe essere la miccia che può lo spingere a farlo?
Mankell
Credo che ogni persona che siede in questa chiesa, in particolari situazioni sarebbe in grado di ucciderne un’altra. Se qualcuno minacciasse la vita dei miei figli, spero bene di difenderli fino in fondo. E questo vale per tutti. Ci sono alcune situazioni in cui si è pronti a usare la violenza. Nella mia via non ho mai incontrato una persona malvagia, ma ho incontrato gente che ha fatto cose davvero molto malvagie. Per esempio ho conosciuto dei soldati-bambini in Africa, di dodici, tredici anni, che hanno ucciso i propri genitori. Perché lo hanno fatto? Perché avevano l’arma nella mano sbagliata. Cosa avrei fatto se qualcuno mi avesse detto: “Se tu non uccidi questa persona, ti ammazziamo”? Specialmente quando avevo dodici anni? Non lo so. Io non credo in una natura umana cattiva. Nessun bambino nasce cattivo, ma ci sono circostanze cattive.
Harriett Gilbert
Henning Mankell lei ha parlato dell’Africa e io so che lei vive molto spesso in Mozambico, dove svolge numerose attività culturali, fra cui il teatro. Noi abbiamo una domanda da New York, di Christie H. che chiede in che misura lei scrive i libri di Wallander per finanziare gli altri suoi progetti di scrittura.
Mankell
Per un verso la domanda può essere simpatica, per un altro mi potrei anche offendere. Io non ho mai fatto niente per soldi. Mai. Se lo avessi fatto, perché avrei smesso di scrivere di Wallander, visto che ci guadagnavo? Posso assicurarle che non ho mai scritto niente per soldi. Posso guadagnare abbastanza soldi da altre cose che faccio e spenderli per quello che ritengo importante. Il giorno che deciderò di scrivere qualcosa per soldi, spero che mia moglie mi riempia di botte, ma penso che non c’è proprio nessun rischio che accada.
Jonathan P. da Orkney
Perché ha deciso di smettere di scrivere di Wallander? Era stanco di lui?
Mankell
No, non ero necessariamente stanco, ma lui cominciava a diventare vecchio e io sono abbastanza all’antica per credere che si debba mettere un punto alla fine della frase. Viviamo in un mondo in cui tutti parlano di “processi”. Io credo nel punto. A volte interrompi le cose. Ci sono tante altre cose che vorrei fare prima di finire qui davanti alla chiesa. Avevo la forte esigenza di voler arrivare a una fine decente. Volevo fermarmi mentre mi stavo ancora divertendo a scrivere di lui. Penso che sarebbe stata una situazione terribile se avessi scritto un romanzo di pura routine, che voi avreste comprato per un sacco di soldi e dopo cinquanta pagine avreste sentito che lo scrittore era stanco. Me ne sarei vergognato. Ho pensato di essere arrivato a un punto in cui potevo fermarmi. Ora, c’è sempre una porticina che potrei aprire e questa porticina è la figlia. Lui ha una figlia che è un’agente di polizia e chi lo sa, se io decidessi di scrivere di lei, sono quasi certo che il padre le starebbe intorno perché non accetterebbe mai che lei possa fare qualcosa senza di lui. Questa è la mia porticina d’ingresso. Non so se un giorno l’aprirò.
Mail di Matt da Toronto, Canada
Scriverà ancora di Linda Wallander?
Mankell
A volte la finzione e la realtà si mescolano in uno strano, tragico modo. Ho scritto un romanzo intitolato Prima del gelo (Before the Frost) in cui Linda Wallander era la protagonista. Quel libro divenne un film con Krister Henriksson e il ruolo di Linda Wallander è stato interpretato da una bellissima e intelligente giovane attrice (Johanna Sällström). Una mattina mi squilla il telefono ed è stato Krister Henriksson a dirmi: “Henning devo dirti che Johanna si è suicidata”. Abbiamo avuto un forte shock, non capivamo più niente. Ancora oggi non capisco. Ma allora per me è stato assolutamente impossibile scrivere altro su di lei. Era proprio fuori questione. E’ successo quasi dieci anni fa. Oggi credo di averlo superato.
della serie svedese e nel film Before the Frost.
Domanda di Rushney da Perth in Australia
Trovo il personaggio di Wallander molto interessante, ma ci sono altri personaggi molto interessanti tra cui suo padre: sempre insoddisfatto, con un pessimo carattere e sofferente di una grave malattia. Però invece di svilupparlo, lei lo mette in una lista insieme ai problemi famigliari del protagonista. Può per favore giustificare il misero trattamento riservato a questo che secondo me è un personaggio interessante ed essenziale nella vita Wallander?
Mankell
Sì, posso. All’inizio ho detto che con Wallander volevo creare un personaggio in perenne cambiamento, ma avevo bisogno di qualcuno che lo contrastasse. Quello è il padre. Perché il padre rifiuta del tutto di cambiare. Non solo vive nello stesso modo, ma dipinge sempre lo stesso quadro perché vuole controllare il mondo. Non vuole nessun cambiamento. Perciò mi è sembrata una buona idea fare il padre in questo modo e il figlio completamente differente, perché così si creava una buona tensione tra i due.
Domanda di Jeff W. da Milwaukee, in Wisconsin
Come diavolo fa a mantenere nella sua testa tutti i dettagli del racconto mentre lo scrive e a non confondere se stesso e il lettore, evitando però di svelare troppo della trama? E se per caso viene a Chicago, o nella zona di Milwaukee, mi fa piacere se andiamo fuori a cena. Offro io.
Grazie dell’invito a cena. Sono stato a Chicago l’anno scorso, quindi ci vorrà un po’ di tempo prima che ci torni, ma lo terrò presente. Come tengo tutti i dettagli nella mia mente? Credo di doverlo fare. Questa è la mia professione e quindi sono in grado di farlo. Posso lanciare molte palle in aria nello stesso tempo. Quando penso a tutte le storie di Wallander, non ho alcuna idea su quanta gente io abbia scritto. So che sono migliaia di personaggi. E’ molto raro che io sbagli i dettagli, ma posso dirle un segreto: in tutte le storie di Wallander ho inserito una piccola cosa sbagliata. Nessuno le ha mai trovate. Allora tornate a casa e riprovateci.
Harriett Gilbert
E’ molto strano perché in genere le persone che leggono queste storie gialle hanno occhi d’aquila e se uno scrive il percorso di un autobus sbagliato se ne accorgono subito. Immagino che lei non ci dirà cos’è sbagliato in Assassinio senza volto?
Mankell
Più che altro non me lo ricordo.
Domanda di Lena B.
Mi piacerebbe chiederle qualcosa sulla traduzione. Immagino che lei non possa leggere gran parte delle traduzioni, ma per esempio quella inglese può leggerla. Ci può dire se è contento della qualità della traduzione?
Harriett Gilbert
Vorrei dire che questo Assassinio senza volto (Faceless Killers) è stato tradotto in inglese da Stephen D. Murray perché i traduttori sono irritati dal fatto che nessuno li nomini.
Mankell
Sono molto contento di questa domanda perché alcuni degli eroi della mia vita sono i traduttori. Per un piccolo e cattivo compenso aprono i cancelli di altre lingue, altre letterature che altrimenti non trovereste mai. Se c’è qualcuno che bisogna applaudire sono i traduttori e vi dirò: date ai traduttori un miglior compenso perché se lo meritano tutto.
Mi piacerebbe sapere cosa pensa dei media americani ossessionati dall’idea di trovare il prossimo Stieg Larsson, quando tra gli scrittori scandinavi sia lei che il notevole Jo Nesbø avete scritto molto di più, con maggior talento letterario?
Mankell
Sono d’accordo. Posso dire che Stieg Larsson fosse un uomo molto gradevole. Io l’ho conosciuto un po’. Penso che il suo primo romanzo fosse ottimo (Uomini che odiano le donne), ma gli altri due pessimi. Lui è morto e i suoi libri sono diventati una specie di letteratura di culto. Non ci sarà mai un altro Stieg Larsson ma ci sarà qualcuno come… come si chiama… Don Brown con Il codice da Vinci. Io penso che sia un libro terribilmente brutto, scritto male… ci saranno sempre nuovi scrittori di questo tipo e per favore lasciate Stieg Larsson morto in pace. So che Karl Marx una volta disse di Lord Byron: “Ha fatto una cosa buona, è morto al momento giusto”, perché quello che ha scritto è abbastanza ok, ma se avesse continuato temo che non sarebbe stato altrettanto buono. Ho paura che gli americani cerchino delle miniere d’oro, perché loro non cercano letteratura. Allora spero che non le trovino.