Dedicato a chi pensa al film di Super Mario e rabbrividisce
Sappiamo tutti benissimo che i film, quando cercano di essere videogiochi, spesso si trasformano in ricette per la catastrofe. I motivi sono sempre gli stessi: il grosso del budget viene speso per acquistare la licenza, i tempi di sviluppo sono schiavi delle dure regole del marketing, si cerca di ricalcare il genere che va più di moda, si forzano i meccanismi del gioco nel film e così via. Poche pellicole possono vantarsi di aver ispirato titoli degni di questo nome e nella maggior parte dei casi parliamo di prodotti usciti con calma, senza piegarsi alle logiche del merchandising legato alla distribuzione cinematografica. Se poi invertiamo la prospettiva e scorriamo la lista di videogiochi che sono diventati film, il panorama si fa ancora più desolante. Non ce n'è uno che raggiunga la sufficienza né su Rottentomatoes né su Metacritic (anche se forse in alcuni casi il giudizio è fin troppo severo). Prendiamo il primo, quello dedicato a Super Mario Bros., una robaccia inguardabile, un film talmente brutto che potrebbero usarlo come strumento di tortura a Guantanamo. Street Fighter? Così insulso da fare il giro del mondo e trasformarsi in un cult del trash. Quelli dedicati a Tomb Raider? Buoni giusto per vedere la Jolie. Si salva forse Mortal Kombat perché contiene una delle colonne sonore più tamarre di sempre. Con l'arrivo di Warcraft, Assassin's Creed e altri adattamenti illustri è dunque lecito domandarsi: "Perché i film tratti dai videogiochi fanno schifo?"
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Riassuntoni e spiegoni
Lo scopo di un adattamento cinematografico non è soltanto quello di portare in sala i fan del videogioco, ma soprattutto quello di trasformare un prodotto altrimenti di nicchia in un successo in grado di affascinare anche un pubblico nuovo, magari più numeroso.
La storia dov'è?
Molti adattamenti falliscono perché Hollywood punta come alle corse dei cavalli sui videogiochi sbagliati. Certo Super Mario è un'icona di fama mondiale ed è un personaggio immediatamente riconoscibile, ma questo non vuol dire che sia facile farne una trasposizione cinematografica. Stiamo pur sempre parlando di un idraulico italiano che vive in un mondo fantastico, cresce mangiando i funghi, schiaccia le tartarughe e lotta contro un drago.
Niente di nuovo
Altri giochi soffrono invece del problema opposto, sono dotati di un ottimo impianto narrativo e possono tranquillamente rivaleggiare con i grandi film, ma una volta messi su pellicola ci si rende conto che sono solo declinazioni di qualcosa che al cinema abbiamo già visto. Inoltre spesso la storia buona è già quella del gioco, quindi al cinema assistiamo a una banale ripetizione. Perché diciamoci la verità: The Last of Us è un bel titolo e un gran pezzo di narrazione, ma quanti film ricalcano più o meno le stesse tematiche?
Soluzione seriale
Insomma, i videogiochi sono mezzi di espressione che spesso hanno tempi molto lunghi, in cui è fondamentale creare legami duraturi con uno o più personaggi e scegliere un titolo che non scada nel ridicolo a causa della trasposizione nel mondo reale. L'unico altro media che forse vi si avvicina è quello del fumetto, che per certi versi ha risolto alcuni suoi problemi abbracciando la serialità. La serie di Daredevil è un ottimo esempio di ciò che si potrebbe fare nel campo delle trasposizioni videoludiche: è un riuscito mix di arti marziali, poliziesco e noir che racconta una storia in grado di appassionare gli amanti del cinema action e ingolosire i fan con una ricostruzione accurata di Matt Murdock. Insomma, forse più che un film, potrebbe essere la serie TV l'ambiente giusto, dotato di tutto il tempo necessario per sviluppare quel legame tra ambientazione e personaggi che i videogiochi sono in grado di creare. Quanti di voi guarderebbero volentieri una serie ambientata nel mondo di StarCraft o magari in quello di Final Fantasy?