"Se, dato un certo rapporto Debito/PIL (D/PIL), arriva inflazione, il PIL nominale cresce mentre il valore nominale del debito ESISTENTE non cresce. Crescono (se si aggiustano rapidamente) i tassi nominali d'interesse che si pagano sul medesimo. Se si ha molto D "a lunga" con tassi nominali fissi, l'inflazione è una maniera rapida per far "sparire" il debito, svalutandolo di fatto. Ovviamente, se il debito è tutto a breve i tassi nominali si aggiustano e non cambia nulla, o fa anche peggio.
Se, sempre per un dato D/PIL, arriva deflazione, allora sono c...i amari. Il tasso nominale è difficile che scenda sotto zero, sembra. Il PIL nominale, invece, decresce, quindi il rapporto D/PIL aumenta da solo! Ossia, il valore nominale del debito rimane fisso, mentre il valore nominale del PIL cala (per effetto deflazione). Quindi diventa sempre più complicato, in termini reali, servire il debito o ripagarlo. La deflazione è una bestia pericolosa per paesi molto indebitati"
(Dal commento di Michele Boldrin di NFA)
Vedrete che l'inflazione è la via d'uscita che il governo cerca per far quadrare i conti.
E per chi racconta la bufala di Craxi e la disinflazione? bé: rileggetevi la storia. La disinflazione, comune a tutti i paesi industrializzati, fu dovuta a una decisione della FED di Volcker. L'inflazione la portarono sotto controllo i banchieri centrali, da Volcker a Ciampi, con l'aiuto della globalizzazione. Craxi non ebbe alcun merito. Anzi: " i governi dell'era Craxi fecero fu di usare la disinflazione per aumentare la spesa pubblica in termini reali, invece di ridurla in termini nominali come la situazione avrebbe richiesto. In altri termini: visto che il valore reale del debito pubblico non era piu' eroso dall'inflazione, non ridurre il deficit di bilancio porto' a un'esplosione del rapporto debito/PIL".