Quest’anno la crescita dovrebbe concludersi un pò più in alto: 2,7%. E l’anno prossimo, il 2015, dovrebbe esserci il sorpasso con una crescita del 3,1%. Non è un boom, ma si tratta comunque di una buonissima performance dell’economia del vecchio pianeta. Se però scendiamo dalla vette planetarie, alla realtà più vicina a noi le cose si complicano subito e diventano molto più modeste. L’eurozona, ad esempio, l’anno scorso è arretrata dello 0,4%, quest’anno non arriverà nemmeno a una crescita dell’1%, si fermerà infatti allo 0,8%. E l’anno prossimo, il 2015, arriverà, forse, all’1,1% (se non ci saranno incidenti di percorso). Il Nord America, ad esempio, si è comportato molto meglio: l’anno scorso e quest’anno è cresciuto del 2,2% e l’anno prossimo arriverà al 3%, che per un’economia avanzata è molto. Se poi scendiamo ancora, e arriviamo all’Italia, la situazione si fa ancora più pesante. Nel 2013, come è noto, siamo andati indietro di quasi il 2%. E siamo stati quelli che hanno avuto la performance peggiore. Insieme alla Spagna siamo gli unici fra i grandi paesi dell’eurozona che abbiamo perso colpi. Di nuovo un risultato negativo quest’anno (-0,3, e forse -0,5). Nel 2014 siamo l’unico fra i maggiori paesi dell’eurozona che mette insieme un risultato negativo. L’anno prossimo, forse, un’ombra di ripresa: con una crescita italiana prevista dai maggiori centri del mondo nella misura dello 0,5% (ma non mancano i centri che prevedono risultati più bassi o addirittura un altro arretramento). La Spagna, ad esempio, sfiorerà il 2% di crescita. In sostanza, riassumendo, possiamo dire che nel mondo c’è un buco nero, e si tratta dell’eurozona. Dentro questo buco nero, esiste un altro buco nero, e si tratta dell’Italia. Sul perché questo accada, è stato spiegato più volte: troppi debiti, troppa burocrazia, riforme non fatte, giustizia lenta e non sempre giusta, parlamento poco efficiente. Le competenze le avremmo, e abbiamo anche un buon numero di imprese, purtroppo il contesto generale non è fatto per stimolare le iniziative. E allora, invece di crescere, strisciamo sul fondo.
Quest’anno la crescita dovrebbe concludersi un pò più in alto: 2,7%. E l’anno prossimo, il 2015, dovrebbe esserci il sorpasso con una crescita del 3,1%. Non è un boom, ma si tratta comunque di una buonissima performance dell’economia del vecchio pianeta. Se però scendiamo dalla vette planetarie, alla realtà più vicina a noi le cose si complicano subito e diventano molto più modeste. L’eurozona, ad esempio, l’anno scorso è arretrata dello 0,4%, quest’anno non arriverà nemmeno a una crescita dell’1%, si fermerà infatti allo 0,8%. E l’anno prossimo, il 2015, arriverà, forse, all’1,1% (se non ci saranno incidenti di percorso). Il Nord America, ad esempio, si è comportato molto meglio: l’anno scorso e quest’anno è cresciuto del 2,2% e l’anno prossimo arriverà al 3%, che per un’economia avanzata è molto. Se poi scendiamo ancora, e arriviamo all’Italia, la situazione si fa ancora più pesante. Nel 2013, come è noto, siamo andati indietro di quasi il 2%. E siamo stati quelli che hanno avuto la performance peggiore. Insieme alla Spagna siamo gli unici fra i grandi paesi dell’eurozona che abbiamo perso colpi. Di nuovo un risultato negativo quest’anno (-0,3, e forse -0,5). Nel 2014 siamo l’unico fra i maggiori paesi dell’eurozona che mette insieme un risultato negativo. L’anno prossimo, forse, un’ombra di ripresa: con una crescita italiana prevista dai maggiori centri del mondo nella misura dello 0,5% (ma non mancano i centri che prevedono risultati più bassi o addirittura un altro arretramento). La Spagna, ad esempio, sfiorerà il 2% di crescita. In sostanza, riassumendo, possiamo dire che nel mondo c’è un buco nero, e si tratta dell’eurozona. Dentro questo buco nero, esiste un altro buco nero, e si tratta dell’Italia. Sul perché questo accada, è stato spiegato più volte: troppi debiti, troppa burocrazia, riforme non fatte, giustizia lenta e non sempre giusta, parlamento poco efficiente. Le competenze le avremmo, e abbiamo anche un buon numero di imprese, purtroppo il contesto generale non è fatto per stimolare le iniziative. E allora, invece di crescere, strisciamo sul fondo.