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Perchè le riforme di Renzi devono essere contrastate: il pensiero di Maurizio Viroli.

Creato il 10 settembre 2014 da Alessandromenabue
Perchè le riforme di Renzi devono essere contrastate: il pensiero di Maurizio Viroli.Domenica scorsa alla festa del Fatto Quotidiano presso La Versiliana si è tenuto il dibattito "Difendiamo la Costituzione": tra gli ospiti figurava Maurizio Viroli. Studioso di filosofia della politica e storia del pensiero politico, Viroli è professore emerito di Teoria politica all'Università di Princeton e all'Università della Svizzera Italiana a Lugano; ha inoltre ricoperto incarichi di insegnamento presso varie istituzioni accademiche, tra le quali figurano l'Università di Trento, la Normale di Pisa, la Georgetown University e l'Università di Cambridge. Una figura che Renzi e Maria Beata Boschi definirebbero senza esitazione un gufo, un professorone, un solone. Un professionista della tartina. Durante il suo intervento Viroli ha descritto efficacemente lo stato (pietoso) dell'arte sul tema delle riforme fortemente volute dall'attuale governo: quella che segue è la trascrizione delle sue parole. La lettura è consigliata a tutti, soprattutto a coloro che dicono "almeno Renzi prova a cambiare le cose. Lui vuole aggiustare l'Italia". Il problema è che aggiustare e guarire sono due cose profondamente diverse.
<< Le parole hanno molta importanza in politica: qui stiamo parlando di una riforma costituzionale. La parola riforma nel linguaggio politico indica un mutamento radicale per il quale un'istituzione assume una nuova forma o riprende la forma del passato. Comunque nasce o rinasce qualcosa di profondamente diverso da ciò che esisteva. La revisione costituzionale è un'altra cosa: è il mutamento di alcuni dettagli, non la nascita di una nuova Costituzione. In questo caso invece si parla esplicitamente di riforma costituzionale: il ministro Boschi nel suo intervento del 21 luglio 2014 ha parlato esplicitamente di riforma, anzi ha usato toni di grande enfasi ed eloquenza parlando della riforma costituzionale come "madre di tutte le riforme istituzionali, politiche e civili che stiamo affrontando". I costituenti avevano un'altra idea quando discutevano dell'articolo 138: parlavano di revisione costituzionale, come si legge ad esempio nell'intervento del 10 gennaio 1947 ad opera del relatore Paolo Rossi. E' chiarissimo che intendevano modifiche circoscritte: uno, al massimo, articolo della Costituzione. Questa invece è appunto una riforma, ma è chiaro che l'articolo 138 , a mio parere, autorizza la revisione della Costituzione ma non la sua riforma. Nessun parlamento, tantomeno questo che è eletto sulla base di una legge elettorale incostituzionale, ha l'autorità di riformare la Costituzione per l'ovvia ragione che non si possono cambiare le regole del gioco mentre si sta giocando e non le possono cambiare i giocatori, in quanto saggezza politica ti impone di considerare che chi cambia e sta giocando probabilmente lo fa per il proprio interesse. Del resto esiste un altro punto su cui occorre riflettere: l'atto di riscrivere una Costituzione, di creare una nuova Costituzione, è l'atto per eccellenza del potere sovrano. E, signori riformatori, il sovrano è ancora il popolo in Italia: dunque voi non potete cambiare la Costituzione, anche perchè nessuno vi ha eletto per farlo.
Ho cercato di esaminare gli argomenti dei riformatori e mi sono posto una domanda banalissima: perchè vogliono riformare la Costituzione con tanta determinazione? Mi sono andato a rileggere alcuni interventi, per esempio quello del professor Quagliariello, il quale - all'avvio del lavoro del comitato dei saggi - spiegava che il paese attende da troppo tempo questa riforma. Quagliariello dimentica che nel 2006 il paese ha rifiutato con una notevole maggioranza la riforma costituzionale proposta dal governo di allora. Non vedo questa attesa spasmodica, questo trauma e questa sofferenza degli animi degli italiani per avere una nuova riforma costituzionale. Quagliariello aggiunge che "c'è la competizione globale e noi abbiamo istituzioni inadeguate, mentre le altre democrazie occidentali che hanno saputo affrontare tale competizione hanno riformato le loro istituzioni. Noi no". Prendiamo ad esempio gli Stati Uniti: in realtà non hanno cambiato un bel niente. Hanno cambiato chi governa, questo sì. E siccome hanno eletto una maggioranza che ha una correttezza di comportamento istituzionale altissima, hanno cambiato le politiche economiche e hanno superato la crisi. Non hanno affatto cambiato la loro Costituzione. Vorrei chiedere a Quagliariello: non sarà piuttosto che il problema di questa crisi italiana che ci consuma e ci corrode è dovuto non alla Costituzione ma alla corruzione, all'evasione fiscale e alla vostra spaventosa arroganza e incompetenza? Dicono che il sistema bicamerale è farraginoso e lento. Ho fatto qualche conto: il governo Letta è rimasto in carica 300 giorni approvando 35 leggi, il governo Monti 529 giorni con 92 leggi, l'ultimo governo Berlusconi 1280 giorni con 37 leggi. In media una legge ogni dieci giorni. Questo sarebbe lento? Non è affatto lento, la qualità delle leggi è un discorso diverso: con questa costituzione è possibile fare le leggi. Asserire che non si può legiferare perchè c'è il bicameralismo è assolutamente falso, sulla base dei dati di fatto. La domanda che vorrei porre ai formidabili riformatori è questa: cos'è questa vostra mania della velocità? Non avete letto la storia del pensiero politico dove si capisce che la libertà esige lentezza, dibattito, riflessione? Disegnare e deliberare una legge è opera difficile: è meglio sottoporla a due esami piuttosto che uno. E' questa la ragione fondamentale per cui le grandi democrazie moderne hanno adottato il sistema del bicameralismo. Il confronto tra i costituzionalisti del 1946 e i riformatori di oggi è rivelatore: i termini più ricorrenti nei documenti dell'epoca sono serio, severo, arduo. Addirittura il presidente della Commissione dei 75 diceva "avvicinarsi alla Costituzione richiede un sentimento religioso". Cosa significa in questo caso "religioso"? Significa basato sul principio morale, cioè la volontà di costruire qualcosa sulla base dell'impegno con la propria coscienza. Qualcosa che possa restare, che non sia dettato dagli interessi del momento o da ambizioni particolari. Leggendo i documenti dei riformatori ho trovato una sola volta la parola "difficile" pronunciata dal ministro Boschi: non intendeva dire che è difficile riformare la Costituzione ma che è difficile far approvare la loro riforma. Parlando dell'impresa nella quale si stanno impegnando l'ha definita "affascinante", quasi fosse un'avventura. La politica è fatta da esseri umani, uomini e donne con passioni, interessi, ambizioni, ideali. I padri costituenti avevano visto morire lo stato liberale, consumare dall'interno lo Statuto Albertino. Molti di loro hanno sofferto il carcere e l'esilio. Quando leggo i testi dei riformatori ci vedo dentro baldanza giovanile, una sicurezza sconfinata, senso di irresponsabilità e onnipotenza. Io tra la riforma di Calamandrei e quella di Calderoli non riesco nemmeno a immaginare un confronto. E se penso che la Costituzione repubblicana viene devastata sulla base di un accordo segreto con un delinquente, allora il mio sdegno diventa assoluto. Ci chiamano gufi, ma i gufi vedono bene di notte. E questa è la notte della Repubblica. Qual è il punto di tutto questo? Non importa che sia Renzi o un altro: chiunque abbia un potere enorme è pericoloso per la libertà repubblicana, e per questo motivo queste riforme devono essere contrastate. Il fine è quello di avere il potere di un esecutivo senza validi contrappesi, il metodo per arrivarci è creare l'illusione: far vedere ciò che non c'è. In questo Renzi è molto simile a Berlusconi. Per questo servono dei gufi, dei gufi che parlino>>.

(Qui potete rivedere l'intero dibattito, intervento di Venturoli compreso)

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