Il secondo ostacolo alla crisi ha ragioni squisitamente interne: l’attesa per la pronuncia della Corte Costituzionale sulla legittimità o meno del Porcellum è ormai giunta al termine. Siamo agli sgoccioli, in dirittura d’arrivo. L’esito del verdetto appare scontato: non si può pretendere che la Corte avalli un sistema col quale agli elettori viene di fatto inibita la possibilità di esprimere una preferenza. Questa insulsa normativa, nata male e cresciuta peggio, criticata da tutti e boicottata da nessuno, ha sovradimensionato il peso delle segreterie, minando al contempo la libertà di scelta dei cittadini. Di rilievi tecnici per sottolineare le contraddizioni con lo spirito del dettato costituzionale se ne troveranno a bizzeffe. Giungere ad elezioni anticipate nel breve periodo vorrebbe dire ignorare l’imminente pronuncia d’illegittimità e quindi esporre successivamente il Parlamento dei neo-eletti ad un’accusa assai fondata: l’essere tecnicamente “abusivo”, ivi considerata la presenza fra gli scranni di una classe politica non già selezionata dal basso, ma calata dall’alto. Ora, è plausibile che Napolitano, l’unico col potere di sciogliere le Camere, possa correre il rischio di concludere questa legislatura anzitempo per inaugurarne una ancor più fragile, destinata a sciogliersi come neve al sole? Senza contare gli oneri finanziari di una simile condotta, il Quirinale sarebbe disposto – di fronte alla platea internazionale degli osservatori – ad indire elezioni per ben due volte in un anno?I Sallusti vari dicono di sì o, peggio ancora, nemmeno si pongono il problema. Coloro che tifano accanitamente per la crisi nella speranza che cali la notte della Repubblica preferiscono ignorare la realpolitik, invocando la resa dei conti. Una scelta del tutto legittima: c'è chi serve il lettore e chi serve l'editore. Questione di priorità.G.L.
Il secondo ostacolo alla crisi ha ragioni squisitamente interne: l’attesa per la pronuncia della Corte Costituzionale sulla legittimità o meno del Porcellum è ormai giunta al termine. Siamo agli sgoccioli, in dirittura d’arrivo. L’esito del verdetto appare scontato: non si può pretendere che la Corte avalli un sistema col quale agli elettori viene di fatto inibita la possibilità di esprimere una preferenza. Questa insulsa normativa, nata male e cresciuta peggio, criticata da tutti e boicottata da nessuno, ha sovradimensionato il peso delle segreterie, minando al contempo la libertà di scelta dei cittadini. Di rilievi tecnici per sottolineare le contraddizioni con lo spirito del dettato costituzionale se ne troveranno a bizzeffe. Giungere ad elezioni anticipate nel breve periodo vorrebbe dire ignorare l’imminente pronuncia d’illegittimità e quindi esporre successivamente il Parlamento dei neo-eletti ad un’accusa assai fondata: l’essere tecnicamente “abusivo”, ivi considerata la presenza fra gli scranni di una classe politica non già selezionata dal basso, ma calata dall’alto. Ora, è plausibile che Napolitano, l’unico col potere di sciogliere le Camere, possa correre il rischio di concludere questa legislatura anzitempo per inaugurarne una ancor più fragile, destinata a sciogliersi come neve al sole? Senza contare gli oneri finanziari di una simile condotta, il Quirinale sarebbe disposto – di fronte alla platea internazionale degli osservatori – ad indire elezioni per ben due volte in un anno?I Sallusti vari dicono di sì o, peggio ancora, nemmeno si pongono il problema. Coloro che tifano accanitamente per la crisi nella speranza che cali la notte della Repubblica preferiscono ignorare la realpolitik, invocando la resa dei conti. Una scelta del tutto legittima: c'è chi serve il lettore e chi serve l'editore. Questione di priorità.G.L.
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