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Perché mai svendere le quote di Autostrade lombarde? “Teniamole e facciamole fruttare per il territorio” propone Giuseppe Torchio

Creato il 08 gennaio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

L’amministrazione provinciale non vede l’ora di far cassa, cedere quote di società partecipate, affamata da danaro, come se non esistesse altra possibilità che svendere. Privarsi del patrimonio ha un effetto sicuro: ricevere in cambio di un fruttifero cespite nulla più che volatile denaro, rinunciando a una proprietà in cambio di una spesa rapida seguita dal nulla. Oltretutto trattandosi di Autostrade non si potrebbe tenersi la quota di proprietà e fare in modo che la partecipazione dia risultati al territorio della provincia di Cremona? Così il consigliere d’opposizione Giuseppe Torchio propone all’amministrazione di restare nella società per battersi a favore del territorio. Già la provincia di Cremona è riuscita a farsi soffiare l’accesso alla Brebemi… Si può almeno provare ad ottenere qualche soddisfazione o qui si perde e basta? Segue la dichiarazione di Giuseppe Torchio.

 

Circa Autostrade Lombarde la cessione delle quote, ad avviso del consigliere di minoranza Giuseppe Torchio, avrebbe dovuto perlomeno attendere la concretizzazione degli impegni indicati nella delibera di ingresso con la messa a disposizione dell’expertise in termini di risorse umane e di competenze tecniche di Autostrade Centro Padane che doveva essere garantita anche attraverso la presenza nell’assetto azionario. Inoltre la cessione della quota non ha senso soprattutto dopo la grave sconfitta segnalata in Commissione di Garanzia, convocata dalla presidente Maria Rosa Zanacchi. In quella sede, come ha riferito l’ex sindaco di Castelgabbiano Santino Milanesi, si è appreso che il territorio cremonese non ha subito soltanto la cancellazione della prevista pista ciclabile riferita alle opere di compensazione della Tav ferroviaria ma e’ stato pure compromesso l’accesso cremonese alla stessa Bre.Be.Mi riferito al casello di Farà Olivana. Di fronte a penalizzazioni così eclatanti forse vale la pena rimanere in queste società a far valere le nostre ragioni.
Torchio, che lo aveva detto anche per Autocisa e per Tibre ferroviaria, senza essere ascoltato, lamenta che “errare umanum, perseverare diabolicum”


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