Perché mentiamo con gli occhi e ci vergogniamo con i piedi? [ROMA-MILANO]

Ultimamente uno dei pensieri ricorrenti quando so di dover affrontare un viaggio in treno, specie se mediamente lungo, riguarda la speranza di trovare dei compagni di viaggio se non simpatici perlomeno educati. Una volta tanto le mie ambizioni si realizzano sul Frecciarossa Roma-Milano. Partiamo da Roma già al completo: io, due uomini d’affari e un ragazzo intorno ai vent’anni, che potrebbe essere uno studente, ma che scopro essere un barista grazie alla dedica che intravedo in seconda di copertina sul libro che ha appoggiato sul tavolinetto. Il treno non è ancora partito e ciascuno di noi si dedica al proprio dovere/piacere: io tiro fuori dallo zaino una pila di riviste ancora avvolte nel cellophane cui sono abbonata e che da mesi non trovo il tempo di leggere; i due business men, Ipad e MacBook alla mano, si immergono silenziosi nel lavoro, mentre il ragazzo mi chiede se ho una matita da prestargli. La domanda lo rende immediatamente simpatico ai miei occhi: <<Certo che sì!>>. Gliela porgo e lui si raggomitola letteralmente sul tavolinetto ed inizia a leggere e a sottolineare il libro in suo possesso. Dovrò aspettare che si appisoli per sbirciarne il titolo Perché mentiamo con gli occhi e ci vergogniamo con i piedi?. Interrogativo che desta la mia curiosità e su cui mi ritrovo a riflettere mentre il treno nel frattempo è partito e sfreccia attraverso la campagna romana.

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