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Perché Michele Serra non ha tutti i torti, ma non ha neanche ragione

Da Mirella
A Michele Serra Twitter fa schifo. Forse non sa che si possono aggiungere link, tagliati con TinyUrl o servizi analoghi, per argomentare in modo dialettico a quelle frasi brevi, Url smozzicate, sintesi folgoranti o battute ammazzadibattito. Però Michele Serra, maestro di satira per due generazioni, non ha tutti i torti: a volte Twitter viene utilizzato come uno spara-haiku, un fionda-sentenze da 140 caratteri, che appaiono come un "giudizio universale", una sentenza definitiva, inappellabile e castrante. E come tale, colpisce dritto al cuore, ma non lascia passare l'ossigeno al cervello: e non parliamo di colpi di fulmine. Al marketing ed alla comunicazione bastano 140 caratteri, ma alla cultura servono i ragionamenti: vessimo! Detto ciò, il geniale Michele Serra non ha affatto ragione: primo, perché chi vuole argomentare può farlo aggiungendo il link a un blog (dove può continuare il dibattito virtuale, paraddossalmente all'infinito, come in un dialogo socratico); oppure può rispondere al micro-post da 140 caratteri con un nuovo Tweet, magari intavolando una battibecco su Twitter, a colpi di botta e risposta, Tweet su Tweet, degno di una Storify. Insomma, non c'è nessuna sentenza definitiva, nessun giudizio sommario, ma il micropost diventa un vezzo stilistico per chi si esprime con Haiku brevi e illuminanti.
Per Michele Serra valgano, infine, due soli dati di mercato. Twitter e Facebook non sono solo una moda frivola e passeggera, ma sono Social Media che hanno innescato la Primavera Araba: passeranno di moda? Può darsi, ma per ora ci sono ed aiutano il mercato delle news più di certi tablet (dove il consumo di e-content batte la lettura di news).
I ricavi dell'intera industria USA dei newspaper (i quotidiani) valgono meno della sola Google: oggi chi prescinde dal Digitale, è fuori dal mondo e si condanna a fare la fine del Dodo. Fra parentesi: le visite di molti giornali dipendono più da Google News che dai Social media, e Twitter (che vale circa 8 miliardi di dollari) può darsi che sia una tendenza di questi anni. Ma l'Italia non può ancora traccheggiare e accumulare altri ritardi... chiudendosi in una torre d'avorio nel deserto della competizione.
Benvengano le critiche ai Social Media e all'Information Technology: è proprio studiando il "lato oscuro" di certe tecnologie che si rende possibile il vero progresso... Essere vittime del fascino hi-tech non serve a nessuno, se non a diventare consumatori passivi e feticisti digitali. Utonti invece che utenti. Dunque, benvengano le critiche di Serra, che non ha tutti i torti, ma, sia chiaro, neanche troppa ragione ;)
Mirella Castigli
  • Arianna Ciccone: Perché non sono d’accordo con Serra

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