perchè ne avevo bisogno.

Da Leucosia

di staccare -un po’. solo per un po’.

così mi sono lasciata convincere e sono andata. nemmeno tanto lontano, il vesuvio ho potuto continuare a vederlo, col suo profilo capovolto, però. ma è stata una nuova dimensione, in vacanza senza il pupo…dimensione nuova di zecca.

il fascino della penisola sorrentina, l’abbraccio del mare, del suo azzurro infinito, la terrazza dalla quale godevo di albe e di tramonti mozzafiato, il buon cibo, le chiesette immacolate che punteggiavano il nostro cammino, il profumo degli agrumeti, la quiete argentea degli ulivi… tutto permetteva alla mente di rilassarsi.

 l’hotel era a picco sul mare, con capri in lontananza, che la si poteva quasi toccare con mano, una sinuosa sagoma dalle forme muliebri e dalle sfumature grigio-viola, e le barchette dei pescatori che lasciavano scie spumeggianti al loro passaggio: ogni giorno lo spettacolo si rinnovava simile a una cartolina d’altri tempi, e solo il rintocco del campanile a pochi passi di distanza mi riportava alla realtà, quasi che fossi prigioniera involontaria di un sogno.

nonostante le lusinghe e le dolcezze della penisola sorrentina, è stato arduo scrollarmi di dosso la tipica apprensione materna. sapevo di averlo affidato in mani più che esperte e amorevoli. ma, lo ammetto, il mio primo pensiero  al risveglio era telefonare a casa per sapere come andavano le cose senza di me, se chiedeva della mamma, se mangiava abbastanza, se…se…se… sicuramente un giorno non lontano vincerò un trofeo, la coppa della mamma più ansiosa del pianeta terra!

nella nostra minivacanza abbiamo avuto qualche disguido, fortunatamente risoltosi in maniera più che brillante. ad esempio, la sera in cui avevamo programmato di cenare a sorrento, viene a mancare la luce. impossibile  utilizzare l’ascensore, e di certo non potevo azzardarmi a scendere le scale, almeno non tutte, malconcia com’ero nelle mie condizioni…giusto una rampa potevo fare! quella che mi separava dalla sala ristorante dell’hotel! e infatti…abbiamo cenato lì, molto romanticamente a lume di candela. i gestori dell’albergo avevano ovviato alla mancanza di illuminazione artificiale mediante uno stuolo di candele di ogni misura e forma… mi sentivo molto la Catherine di “Cime tempestose” mentre mi aggiravo per i corridoi in compagnia di una bugia smoccolante cera a farmi la luce necessaria per individuare la corretta direzione verso la nostra stanza. degni di attenzione i piatti proposti dallo chef, con un debole per il piccante, anzi diciamo una passione, per il peperoncino. poco mancava che lo ritrovavamo nel dessert, era praticamente ovunque: nel pesce, nelle verdure, nella pastasciutta! ho assaggiato degli squisiti maccheroncelli alla mollica, un condimento facile e gustoso, per palati onestamente forti e sprezzanti delle fiamme provocate dalla capsaicina…si tratta infatti di un mix di mollica+pane grattuggiato+ pinoli+ alici sott’olio+ pomodorini+ peperoncino+aglio+olio extra d’oliva,  che va a condire i maccheroncelli scolati al dente, un ciuffo di basilico a guarnire il tutto… e un buon bicchiere di vino bianco a stemperare il fuoco del palato!

ritornare a sorrento dopo quasi 4 anni è stato un po’ deludente: soffocata da turisti, per lo più stranieri, strade sovraffollate, con piazza tasso ridotta a un crocevia di gente che preferisce fare il cosiddetto struscio serale con il cellulare o il palmare sempre a portata di mano, urla e grida in qualsiasi lingua - sguaiate e rumorose. abbiamo resistito un paio d’ore, il tempo di un gelato seduti stipati tra due coppie di very british people che sorseggiavano amabilmente  la loro quinta pinta di birra. uno degli avventori anglosassoni nonostante il caldo africano indossava con un certo invidiabile aplomb un cappello a scacchi bianconeri, senza stillare una goccia di sudore. io invece cercavo refrigerio nel mio affogato al caffè, senza sollievo alcuno. il tempo di un rapido giretto presso le botteghe artigiane che si affacciano sulla piazza, anche loro stipate tra vetrine dai nomi ben più impegnativi e scintillanti, un acquisto volante di qualche ceramica artistica e poi di nuovo in auto, sulla strada verso cala di puolo e marina della lobra.

col tramonto, il panorama della costiera può solo migliorare: le chiesette, nel loro candore, sembrano tante piccole perle stagliate contro l’oscurità delle rocce a picco sul mare, mentre il sole regala i suoi ultimi raggi colorando il cielo di tinte impressioniste. poche le auto che incontriamo lungo la via, per lo più piccoli e lentissimi ape piaggio guidati da anziani del posto, ricolmi di frutta e verdura di stagione. ci abituiamo volentieri al nuovo ritmo imposto da chi ci precede, grati perchè assaporiamo nella lentezza impostaci, curva dopo curva, la bellezza meravigliosa di uno spicchio di paradiso terrestre, un paradiso che abbiamo la fortuna di avere a qualche chilometro di distanza da casa nostra.



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