È del tutto inutile depositare gli inediti presso la SIAE.
1 – Il classico deposito presso la SIAE dell’inedito
2 – L’altrettanto classico deposito presso un notaio
3 – L’invio dell’inedito, a mezzo raccomandata, a se stessi
I primi due casi sono inutilmente onerosi e servono a poco e ve ne spiego subito la ragione.
Un deposito alla SIAE non serve a nulla e vi riporto quanto è ufficialmente scritto nel loro sito (l’articolo completo è visionabile QUI)
“Il deposito non dà alcun diritto per acquisire la qualità di associato alla SIAE o per la tutela dell’opera da parte della Società, che non ha alcun compito di lettura, giudizio o collocamento del lavoro depositato, né alcuna responsabilità per eventuali plagi o utilizzazioni illecite“.
Dunque, dopo aver pagato 132 euro (65 nel caso di un associato che, però, annualmente ne paga altre 152 per restare tale), l’autore non ha alcuna effettiva tutela e lo si evince dalla frase: “alcuna responsabilità per eventuali plagi o utilizzazioni illecite”.
In quanto al deposito presso il notaio, in caso di plagio varrà sempre e comunque il discorso di doversi avvalere di un legale, poiché il notaio non è preposto a rappresentarvi in fase di contenzioso. Dunque, oltre alla cifra richiesta per un atto depositato, si sommerà anche la consulenza di un avvocato che possa essere oltretutto esperto nel settore dei diritti d’autore letterari. Non prendetene uno a caso perché non sarebbe utile e spendereste dei soldi inutilmente. In sostanza, preparatevi a poter disporre di un budget che potrebbe superare i tre zeri.
Questo vuole anche dire che, se vi venisse in mente di spedirvi una raccomandata, spendereste meno e vi tutelereste in egual misura. Ricordate che, a differenza della sezione musicale (in cui il plagio ha delle regole ben precise e, quindi, più facilmente dimostrabile), nel campo letterario non sono ancora stati stabiliti dei parametri effettivi con cui comprovare il plagio. In poche parole, basta prendere un testo, cambiare titolo, i nomi dei protagonisti, la location e qualche particolare qua e là e non si può più parlare di copiatura.
In ultimo, fatevi un esame di coscienza: siete davvero sicuri di aver scritto un romanzo con lo stesso stile elegante e forbito di Eco? Oppure di aver intessuto una trama che possa rivaleggiare con quelle proposte da Ludlum? O ancora dei versi poetici che anche Omero potrebbe invidiarvi? Perché se così fosse, non solo sareste i prossimi candidati al premio Pulitzer e Nobel, ma avreste sicuramente scritto l’opera del secolo. Diversamente, state tranquilli: difficilmente qualcuno vorrà copiare proprio la vostra opera, men che meno gli editori a cui potreste mandarla, i quali, nel caso fossero interessati, avrebbero più interesse a blindarvi con un contratto ventennale, piuttosto che incappare in un caso giudiziario. Considerate questo, tenendo conto dei tempi con cui la giustizia italiana tende a risolvere i contenziosi, una causa sarebbe onerosa e rappresenterebbe un inutile spreco di tempo per tutti.
Tenetevi i soldi in tasca e usateli, piuttosto, per un ottimo editing e per promuoverla, una volta che sarà pubblicata.