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Perché non si fanno più politiche a favore della famiglia e della natalità?

Creato il 12 dicembre 2012 da Iljester

la_famigliaGià da qualche decennio – e dunque anche durante il Governo Berlusconi – non esistono più politiche serie a favore della famiglia e della natalità. A parte qualche timido e insufficiente tentativo (il bonus bebè), la natalità e la famiglia non sono più argomenti sul quale fare campagna elettorale e vincere le elezioni. Oggi, infatti, si vincono su altri temi: coppie di fatto e immigrazione.

La questione è dannatamente seria. I dati statistici sulla natalità italiana (e pure quella europea) sono chiari: si fanno pochi figli, ci si sposa tardi, non si fanno più progetti di vita, né si costruisce nuova vita. La stessa politica non si occupa più della faccenda, se non marginalmente e sempre con vaghe promesse, quasi mai attuate. Mentre concentra le proprie attenzioni su argomenti che un tempo erano quasi del tutto marginali se non inesistenti.

Perché non si fanno più politiche a favore della famiglia e della natalità?

Tralasciando il facile complottismo, l’impressione è che i nostri governanti scientemente vogliano evitare politiche a favore della natalità autoctona, privilegiando da una parte l’immigrazione, e dunque l’ingresso nel nostro territorio di masse di disperati troppo spesso privi di cultura e di coscienza democratica, dall’altra favorendo esempi sterili di unione affettiva (coppie omosessuali) che se vengono giustificati con l’esigenza di riconoscere diritti simil-famigliari, in verità degradano lo stesso concetto di famiglia e di procreazione a un caso della vita, immeritevole di attenzione particolare.

Perché tutto questo? Beh, la risposta mi è ignota, ma si possono fare delle ipotesi. Prima di tutto è possibile che si intenda, con questa “non politica”, annullare e cancellare l’identità di un popolo e la sua cultura, creando una massa anonima di uomini, il cui unico collante è il consumo e magari la lingua, ma non i valori, non le idee e non la memoria storica. Una massa che non è società, poiché priva di una cultura comune e di una identità. Una massa dunque più facilmente controllabile dalle elitès di potere. Del resto, se andassimo a vedere il programma della sinistra di governo (che riprende peraltro quella europea), l’obiettivo è la cittadinanza espressa: immigrati che diventano cittadini dopo appena 5 anni di residenza nel nostro territorio; nati nel nostro territorio che diventano immediatamente cittadini. Insomma, se non si tratta certo di favorire un’invasione straniera, poco ci manca.

Per quanto riguarda le politiche a favore delle cosiddette pseudo-famiglie, queste tendono a soddisfare per lo più il desiderio delle coppie gay di ottenere per legge le stesse prerogative che la natura ha riservato agli eterosessuali. Si vuole in altre parole rendere regola l’eccezione.

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Va da sé che in questo contesto di profondo degrado ideale, le politiche a favore della famiglia (naturale) e della natalità  autoctona vengono implicitamente contrabbandate come politiche a limite dell’eversivo e del razzista; o  meglio, vengono comunicate come tali attraverso un processo di egemonizzazione delle opinioni (il cosiddetto fenomeno del “politicamente corretto”). Non a caso, ci viene molto facile (quasi istintivo) considerare razzista chi si lagna dell’immigrato o chi si lagna dell’omosessuale che vuole sposarsi e avere figli (adottati) con il proprio compagno. Ci viene più difficile (se non impossibile) capire che la sponsorizzazione radicale degli interessi dell’uno e dell’altro oggi sono abilmente strumentalizzati per un disegno politico di demolizione della identità naturale, culturale e sociale di un popolo, che viene privato così della propria memoria storica, del proprio patrimonio sociale e persino della certezza delle leggi naturali che regolano la vita umana. E un popolo senza questi elementi è solo una massa irrequieta, instabile e priva di una volontà propria e di una capacità di autodeterminarsi. È, in altre parole, pronta a essere governata autoritativamente dalle sapienti capacità delle potenti oligarchie.

Ecco perché la famiglia e la natalità non sono più al centro dell’azione politica dei Governi. Non è che sia passata di moda. Semplicemente non è più conveniente per il disegno politico di un’Italia e di un’Europa terzomondialista, in cui l’erosione dei diritti di libertà e la memoria storica e culturale cozzano terribilmente con gli interessi (economici) dei grandi centri di potere che non amano i meccanismi di consenso sui quali essi si basano. Pertanto, l’obiettivo è demolirli giorno dopo giorno. E uno dei modi, il principale, è favorire politiche di immigrazione e di disgregazione sociale.


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