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Perché non tutti gli islamici condannano Isis – di Benedetto Ippolito in Formiche.net

Creato il 20 novembre 2015 da Paolo Ferrario @PFerrario

L’ebraismo è una religione etnica, il cristianesimo è una religione vocazionale, ma in entrambe, sebbene in passato e talvolta anche oggi, non siano mancati usi strumentali e violenti della fede non è possibile la trasformazione del sacro in macchina da guerra da parte di qualcuno senza che ciò produca una totale emarginazione culturale e politica da parte di tutti gli altri. L’Islam è una religione importantissima, con milioni e milioni di fedeli, e una lunga tradizione sunnita e sciita, articolata in ulteriori ramificazioni interpretative, costantemente legata alla lettura del Corano.

Perché non vi è stato un unanime e monolitico anatema all’Isis e alla politicizzazione militare e criminale che viene perpetrata? I motivi, a ben vedere, sono prevalentemente tre: il primo riguarda il rapporto tra la verità religiosa creduta e praticata e la conoscenza teologica. I dibattiti medievali mostrano una cristianità tormentata dal dilemma del rapporto fede e ragione, e dal tentativo di risolverlo attraverso una crescita della coscienza personale di comprensione del messaggio creduto. Nell’Islam questo processo di maturazione si è inceppato e arrestato, mancando di una vera umanizzazione contenutistica ed etica delle grandi masse.

Una seconda ragione è storica: l’apostolato islamico si è tradotto già ai tempi di Norandino nella jihad, vale a dire in un’espansione e in una conquista del territorio, molto più che in una volontà di convincere, persuadere, migliorare e tollerare gli altri esseri umani. In terzo luogo vi è anche in Paesi arabi, che in nessun modo concorrono ad avallare il terrorismo, una sostanziale difficoltà a distinguere con nettezza la spiritualità della fede e l’operatività della politica.

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Sorgente: Perché non tutti gli islamici condannano Isis – Formiche.net


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