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Perché penso che The Amazing Spider-man sia migliore della trilogia di Raimi?

Creato il 23 maggio 2014 da Antoniopechiar @antoniopechiar
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In seguito al mio precedente articolo in molti mi hanno chiesto “Beppe, ma perché ti sta sulle balle Tobey Maguire in Spider-man?”, ecco perché ho deciso di scrivere questo articolo, per dare una risposta a tutti in un colpo solo.

Chiamatela pure pigrizia, le cose vanno chiamate col loro nome.

Quindi, “perché odio Spider-man di Tobey Maguire?” ovvero “perché penso che The Amazing Spider-man sia migliore della trilogia di Raimi?”

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[ATTENZIONE - POTREBBERO ESSERCI SPOILER, ANZI, CE NE SONO]

In The Amazing Spider-man Peter Parker è fedele al suo alter-ego fumettistico, mentre, nella trilogia, Peter è lo stereotipo dello studente nerd sfigato, non ha amici e ha una cotta morbosa per la vicina di casa M.J., che palle.

Peter Parker non può essere caratterizzato con degli stereotipi, così facendo si va a sminchiare praticamente metà della particolarità di Spider-man. Peter non è solo un ragazzo che si ritrova ad essere un super-eroe e accetta di farlo nell’anonimato per proteggere i suoi cari. Peter è un adolescente tormentato con un segreto inconfessabile (sia -ok- per la protezione dei suoi cari, ma soprattutto per la paura di essere considerato un mutante – discriminati nell’universo Marvel con tanto di leggi razziali, forte critica alla società odierna), con diversi problemi nel far conciliare la scuola, la situazione familiare, le sue innumerevoli ragazze e, appunto, Spider-man!

Nel fumetto, Peter costruisce il lancia-ragnatele, non ne è auto-munito, passa almeno il 60% del suo tempo a farsi seghe mentali, cosa che nella trilogia non viene nemmeno accennata e, principalmente, Peter Tobey Maguire Parker quando combatte ->non fa ridere<-, altro elemento che invece caratterizza il Peter Parker interpretato da Garfield che mi rende fiero di poterlo chiamare Spider-man.

Un altro motivo che mi fa apprezzare maggiormente la nuova trasposizione cinematografica è che muore gente importante, come nel fumetto. Nel vecchio Spider-man, oltre al povero zio Ben (che ovviamente non poteva non morire), muoiono solo i cattivi, come un film a bollino verde senza spessore emotivo, i buoni vincono sempre, i cattivi perdono, le caramelle sono sempre dolci e il succo all’arancia piace a tutti. Se volevo vedermi un film così mi guardavo un cartone della Disney (nulla da togliere ai cartoni animati della Disney, per carità, però il target è nettamente differente).

The Amazing Spider-man è crudele con la vita del nostro super-eroe, i genitori lo abbandonano dagli zii e lui non ne sa più nulla fino a che non scopre che sono morti, muore (ovviamente) suo zio Ben, muore il padre della sua ragazza che gli fa promettere di starle alla larga per non coinvolgerla, lui fa finta di niente e, infatti a causa di ciò muore anche la sua ragazza. Colpe su colpe, ansia, frustrazione, inadeguatezza e rimorsi, ma nonostante tutto mai perdere la speranza e credere in sé stessi e in ciò che si fa.

Questo è Spider-man, un ragazzo normale -parola chiave- non uno sfigato, non la star del liceo, normale come se potesse essere chiunque di noi, un ragazzo a cui la vita non da pace, tormentato da dolori e perdite che la vita spesso ci mette davanti, sarcastico e geniale che indossa sempre una maschera, non solo quando è in costume. Un ragazzo che si ritrova per sbaglio ad avere poteri sovrumani e con questi decide di aiutare gli altri e non solo sé stesso.

Io tutto questo nella trilogia di Raimi non l’ho visto, per quanto mi riguarda poteva benissimo cambiare i nomi dei personaggi e i costumi, forse in quel caso quei film sarebbero stati un caposaldo del cinefumetto, purtroppo decise di chiamarli Spider-man, ma di Spider-man c’era solo il costume.


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