Perché quel che vale per i Warhol i Hirst non vale per i Giotto e i Leonardo? Artisti antichi, moderni e contemporanei spesso usavano gruppi di assistenti per realizzare le opere che avevano ideato. Si dice che un quadro di Warhol è suo, anche se lui l’ha solo concepito ed è stato poi prodotto da qualcuno dei suoi tanti aiutanti (Warhol chiamava il suo studio Factory – fabbrica). Per Leonardo, invece, per dire che un dipinto sia suo, non basta che sia del suo periodo e del suo tipico stile, e neppure che siano stati utilizzati i suoi particolarissimi materiali. Bisogna che i grandi esperti stabiliscano che sia “di sua mano”, come si dice, cioè che l’abbia dipinto proprio lui. E se dopo le solite mille discussioni, non tutti questi Soloni ne sono convinti, il quadro viene al meglio definito di “bottega” e finisce in un mezzo dimenticatoio. Diventa quindi difficile organizzare mostre dei grandi del passato e così ricordarli al pubblico, perché le opere certamente “loro” sono poche e i musei se le tengono strette. Quando si riesce, il successo è clamoroso: la National Gallery (Londra) è aperta tutte le notti fino al 5 Febbraio, perché la folla di visitatori alla mostra di Leonardo è da stadio. Ma sono eventi rarissimi e i riflettori si accendono di solito su artisti moderni e contemporanei. La strana convenzione degli esperti di arte antica finisce per ritorcersi contro i grandi del passato e farli cadere dal loro piedistallo.
Daniele Liberanome, critico d’arte