Perché uno scrittore deve promuoversi

Da Marcofre

Iniziamo col dire che prima, quando l’ebook non esisteva e c’erano le barriere in entrata, chi scribacchiava e aveva talento, poteva delegare ad altri questa attività. Se riusciva a trovare una casa editrice, è ovvio.

L’editore, l’ufficio marketing, e via discorrendo. Lo scrittore scriveva, e il “lavoro sporco” lo svolgevano gli altri. Perché c’era questa idea, nemmeno troppo bisbigliata: se scrivi non puoi mescolarti con qualcosa di così volgare come la promozione! La letteratura è nobile!

No.

La letteratura è comunicazione. C’è un discreto numero di autori (autori veri), che la pensa in questo modo. Flannery O’Connor, tanto per cominciare. E in maniera indiretta tutti, tutti i grandi (Dickens, Dostoevskij), sapevano bene che il pubblico deve essere raggiunto, in qualche maniera. Questo non garantisce nulla (come ripeto: non c’è nessuna garanzia, mai), però induce a guardare alla narrativa con un occhio diverso.

Partiamo da questo dato di fatto, come dicono gli esperti: se la cattiva letteratura ha così tanto spazio, e gode di fortuna e promozione, perché quella discreta, buona, dovrebbe vergognarsene?

La letteratura è comunicazione: o la fai oppure non fai letteratura, ma un monologo.

Perché un autore deve promuoversi? Perché adesso è arrivato l’ebook, le barriere in entrata sono in macerie, e tutti scrivono. Pochi scrivono storie, certo; ci vuole del talento, spiacente. Ma è innegabile che tutti hanno il diritto di scrivere, e nessuno può dire: “Tu, no”. Certo, il talento, il tempo e la fortuna faranno da spartiacque; però c’è un altro aspetto da considerare.

Spesso si parla di promozione come del mezzo per raggiungere il pubblico più vasto possibile, fare soldi a palate e comprarsi una villa a Malibù (preferisco Antibes, grazie).

No.

Dipende da quale storia hai in mano e di come consideri la letteratura. Faccio un esempio: io, ammesso che abbia del talento, sono consapevole che non raggiungerò mai un grande consenso o successo che dir si voglia. Nemmeno se mi legassero a una palla di cannone e mi sparassero. Ho certe idee, e non sono disposto a gettarle via per piacere al pubblico.

Il lettore non sa quello che vuole, chiaro? Con una simile idea, dove vuoi andare? Non molto distante, esatto.

Però (ecco lo scopo della promozione), puoi allargare la cerchia delle tue conoscenze e riuscire a intercettare quelle persone che possono aiutarti. A fare cosa? No, non a raggiungere il successo, ma a diventare migliore. Se non come scrittore, almeno come persona. Ti sembra poco?


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