Rebibbia è il quartiere di Roma dove abita Michele Rech, vero nome di Zerocalacare, da cui, ci dice, non si è mai allontanato per più di quattro giorni. Rebibbia è un quartiere “penitenziale”, dove oltre al carcere ci sono le palme, tanto che sembra di stare al mare: è a metà tra San Francisco e Pescara. Un quartiere connotato dai ritmi del carcere, dalla lentezza di chi aspetta dentro e di chi aspetta fuori. Tutto è cominciato 170 mila copie fa, dice l’editore Michele Foschini, della casa editrice Bao, sul palco insieme a Zerocalcare. Ed è difficile che un fumetto entri nella classifica dei libri più venduti, ad eccezione dell’odiata Peppa Pig e di Zerocalacare, per l’appunto. Ecco la sua intervista:
Zerocalcare
Dodici è una storia di zombie in cui io non sono protagonista. La parte di autobiografia qui è diventata la narrazione di quartiere, attraverso la quale si esprime anche il mio vissuto e le mie emozioni.
Editore
Il tuo stile è così identificato con te che si crea la tua presenza anche nell’assenza, ma in questa storia gioco-forza Secco si ruba la scena, tanto che cominciano a chiederti com’è il tuo rapporto con lui. Perciò rompiamo ogni indugio: Secco è un archetipo eroico?
Zerocalcare
Non potrei mai dire questa cosa di lui. Anche se fosse vero. Quelli di Rebibbia si riconoscono sempre perché sono grossi, sono faticosi. Il Secco vero ha delle caratteristiche che si prestano bene a questa storia, intanto perché c’ha una vita che sembra post-apocalittica. Non esce mai dalla stanza. E’ difficile vederlo in giro perché vive tumulato nella stanza di Poker Online, dove mette la sveglia alle tre di notte per il torneo in Russia. E poi effettivamente è una persona molto generosa. Se tu gli dici: “Guarda Secco, ci sono trenta persone che mi vogliono menà, siamo in due, vieni?” lui dice di sì comunque. Quindi si prestava particolarmente bene a questo tipo di racconto.
Anche Cinghiale si erge a un ruolo eroico per necessità. Però tu fai il distinguo che Cinghiale non ci viene a menare trenta persone in due…
Zerocalcare
A prendere le botte in due…
Editore
Tu dici che Cinghiale è la persona con la vita più normale tra gli amici che hai ritratto.
Zerocalcare
A parte che lui è un amico mio di scuola – lo vedrò a Natale, ai pranzi di liceo – però è sicuramente la persona più normale di tutte quelle che conosco. E’ quello più integrato. Pure se non ha un suo argomento, a parte il sesso, di cui parlare, sta in uno studio di avvocati ed è uno con un senso pratico che non fa queste cose terribilmente stupide e idiote, con cui non mi troverò mai a prendere il raccordo contromano. Porta con sé tutto un senso pratico e questo lo rende, anche all’interno di Dodici, il personaggio che sblocca alcune situazioni.
Editore
A causa del fatto che in Dodici non c’è Mammuth, ci sarà un seguito?
Zerocalcare
Sì e no. Non l’ho pensato per un seguito, però ho pensato che mi sarebbe piaciuto in futuro, nel momento in cui mi voglio prendere una pausa da qualcosa che sto facendo, riaprire una finestra su quell’universo parallelo: l’universo in cui gli zombi hanno invaso il mondo e io sto in coma. Non mi dispiacerebbe ma chissà quando.
Brusio di protesta perché ha spoilerato…
Zerocalcare
No, che io sto in coma sta scritto nella prima pagina. Nella sinossi che sta dappertutto c’è scritto: questa è una storia in cui Zerocalcare sta in coma… non è spoiler.
Un ragazzo
Qualcuno se l’è mai presa per quello che scrivi nel blog, tipo il signor Panatta?
Il signor Panatta è morto. Morto! Quindi non se la può più prendere. Tra l’altro quando l’ho fatto non pensavo che questa roba avrebbe mai avuto una diffusione oltre quelle trecento copie, perciò non ho neanche provato a buttarla in caciara per non far capire che era lui.
Editore
Ci scusiamo con gli eredi.
Zerocalcare
A me mi ha rovinato la vita. Il signor Panatta è quello del piano di sotto che un giorno mi aggredì, dicendo che io pattinavo. Io odiavo tutti in quel palazzo. Erano delle persone insopportabili che si vedevano alle cinque del pomeriggio per leggere insieme la Bibbia. Era una cosa che mi inquietava tantissimo e l’unica persona con cui avevo un buon rapporto era il signor Panatta a cui tenevo la porta aperta mentre scendeva le scale… e ci metteva una cifra a scendere le scale. Io tenevo la porta aperta, gli sorridevo eccetera eccetera, perciò l’aggressione è stata un fulmine a ciel sereno che mi spezzò il cuore. Per quanto riguarda le altre persone, se io penso che se mi possono dare una coltellata cerco di far in modo che non si riconoscano, se invece so’ cose più buffe no.
Editore
Però che Uan s’è incazzato dovresti dirlo.
Zerocalcare
Questa storia fa accapponare la pelle. Quando io ho fatto la storia di Quando muore uno famoso ho messo che moriva Uan (il pupazzo di Bim bum bam). Io ho attribuito a Uan tre caratteristiche: una, quella di essere un mafioso; due di essere il regista culturale della discesa in campo di Silvio Berlusconi, tre di avere una storia segreta con Four, il pupazzo di Retequattro.
Ora, Uan non è stato dimenticato da tutti come credevamo e come sarebbe giusto, ma hanno dato mandato a una illustratrice di “ristilare” la sua immagine per farne delle magliette e del merchandising da vendere sul sito di Cristina D’Avena. La cosa è spaventosa da tutti i punti di vista. Quando è uscita la mia cosa, la società che gestisce i diritti di Uan ha voluto tutelare la sua immagine e quindi hanno commissionato una risposta. Ma l’unica cosa che hanno voluto smentire è stata: “Guardate che Uan non è frocio!” e per farlo gli hanno messo in bocca le parole esatte di Berlusconi quando parla delle donne. E non è finita qui. Sì, uno che si è risentito veramente in maniera molesta e fastidiosa è stato Uan.
Uno del pubblico
Visto che sta aumentando il tuo pubblico e stai dilagando tra le mamme e le nonne, non pensi che per questioni di marketing in futuro sia il caso di lasciare in pace Gianni Morandi?
Zerocalcare
Mi sono sentito un po’ in colpa per aver scritto quella cosa, ma è perché io conosco le persone che sono all’origine di tutta questa leggenda metropolitana. Molto prima che la storia fosse di pubblico dominio era comunque parte dei miei racconti, ma poi mi sono reso conto che ha tracimato. E’ una storia molto delicata.
Una signora del pubblico
Hai mai pensato di poter essere letto anche in altri paesi?
Come tema penso di sì perché le cose che racconto a livello di vita quotidiana, insicurezze e questioni generazionali, credo che siano abbastanza simili e sovrapponibili. Per esempio io ho fatto questa cosa ambientata a Rebibbia e si poteva anche porre il problema se si capiva a Bergamo. Ci sono delle cose su cui bisogna fare uno sforzo in più, ma è lo stesso per tutti: non è che io non mi leggo un libro ambientato nella provincia irlandese perché non sono mai stato in Irlanda. La questione linguistica credo che abbia bisogno di accuratezza. Io ad esempio, sono di madre lingua francese però la mia parlata francese è ferma agli anni Novanta. Se provo a parlare francese “giovane” sembro mio padre che dice “sghicio”. Ma se si trova una traduzione in verlan de le banlieue di qualcuno che lo sa scrivere…
Editore
Le richieste comunque stanno arrivando. Ogni tanto andiamo alle fiere internazionali e ci fermano, anche pezzi grossissimi, gente che fino a quel momento non c’ha mai preso sotto il braccio, dicendo: “Parlami un po’ di quel tuo autore…”. Il lampeggiare sullo schermo radar si è visto da molto lontano.
Una ragazza
Hai avuto veramente il senso di colpa per anni, per aver rovinato la vita a quella ragazzina in Un colpo alla gola?
Zerocalcare
Io ho fatto una cosa peggiore, però non la posso dire. Una cosa orribile di cui c’ho ancora un sacco di sensi di colpa. Non sono riuscito manco a tirarla fuori dentro al fumetto, quindi l’ho addolcita in quella storia, però ho dei sensi di colpa da quando c’ho sette anni.
Un’altra ragazza
Volevo solo sapere quanto vuoi bene a Makkox?
Zerocalcare
Voglio molto bene a Makkov e c’ho una gratitudine inestinguibile nei suoi confronti, che è l’unico che ha creduto in me in un certo momento. Io stavo per tornare a vivere da mia madre se lui non produceva quel libro, quindi gli voglio molto bene. Anche se poi possiamo pensarla diversamente, l’affetto non è in discussione.
Una signora
C’è tra le storie del blog una che preferisci e perché? Una a cui sei più affezionato.
Zerocalcare
Guarda, in realtà sono quelle che hanno funzionato di meno. Mò non so se qualcuno se la ricorda, quella di Aspettando Pollot, di quando sono andato in ospedale eccetera. Poi il figlio di Pagapollo mi ha pure scritto, dicendo: “Mio padre è un dottore, non riempie le cose di merendine!” Gli ho detto: “Guardi, se si degnava di venire lo sapevo pure io che era un dottore”. Quella là mi è rimasta impressa.
Ragazzo
Scusa, perché Zerocalcare?
Zerocalcare
Per un motivo stupidissimo. Non è un gioco di parole, non c’è un significato profondo. Mi serviva un nick per partecipare a una discussione su un sito di controinformazione dove si litigava un sacco circa dieci anni fa. In quel momento in tv c’era la pubblicità di Zerocal che era quel buttafuori: “quando il calcare voleva entrare in discoteca”. Ho messo quello e poi me lo sono tenuto.
Oltre che sul suo blog, Zerocalcare.it, qui trovate i suoi fumetti:
La profezia dell’armadillo,
Un polpo alla gola,
Ogni maledetto lunedì (su due),
Dodici