In alcuni luoghi, una volta trovati i punti di riferimento principali, bisogna avere il coraggio di perdersi. Si deve abbandonare l’ansia del non sapere dove si sta andando e svoltare in qualunque vicolo che attiri l’attenzione, per il nome, per la curva che ne nasconde il percorso, per i calzini e le mutande stese tra le finestre, per l’ampiezza o, meglio, per la mancanza di ampiezza.
Bisogna guardare a destra e a sinistra, dentro alle botteghe aperte, in cima verso i tetti per scoprire architetture di metallo a pagoda che in estate coprono terrazze, salire i gradini che conducono di piazzetta in piazzetta e ritrovarsi piu’ alti di un campanile, seguire un profumo e fermarsi ad assaggiare farinata e focaccia.
Poi ci si deve fermare in coda ed ingannare il tempo osservando le dinamiche umane dell’attesa ed essere pazienti perche’, nelle ampie stanze di Palazzo Ducale, ci sono appesi per qualche mese alcuni quadri di pittori famosi, che hanno osato dimenticare le linee per lasciare che il colore desse forma alle immagini. Anche davanti ad essi si continua a viaggiare, in una sorta di gioco di rimandi e simboli. E si rivedono tele incontrate in altri viaggi e si trovano mete per viaggi futuri.