"Quand'è che si dimentica senza perdonare?"
Joy (Shirley Henderson) scopre che il marito Allen non è guarito dalla perversione sessuale che lo affligge e decide di prendersi una pausa, mentre è tormentata dal fantasma di un vecchio corteggiatore morto suicida. Helen (Ally Sheedy), sorella di Joy, ha rotto con la famiglia ed è alle prese con il lato oscuro del successo. Trish (Allison Janney), sorella maggiore e madre di tre figli, cerca di rifarsi una vita (il marito Bill è in carcere condannato per pedofilia), mentre il figlio adolescente Timmy (Dylan Riley Snyder) scopre casualmente la verità sul padre, che credeva morto, e ne resta sconvolto. Bill (Ciaran Hinds, bravissimo) nel frattempo esce dal carcere…
Esce oggi “Perdona e dimentica” (Life During Wartime) di Todd Solondz, che dieci anni fa fece scalpore con Happiness, dove temi delicati quali la perversione sessuale e la pedofilia venivano trattati in maniera poco convenzionale (l'ho letto su Wikipedia, eh). I protagonisti di quel film, tutti interpretati, per scelta del regista, da attori diversi, tornano per questa sorta di seguito / rielaborazione, in cui Solondz continua a mischiare con mestiere la commedia nera, lo humor yiddish e la tragedia sociale. Non c’è nessuna guerra, come sembra suggerire il titolo, anzi: a parte qualche riferimento all’amministrazione Bush, il film è del tutto atemporale, ambientato in una placida Florida dai colori saturi al riparo dal mondo esterno.
Il perdono e la dimenticanza sembrano essere le due facce della medaglia da indossare per innescare un cambiamento, una redenzione: “si può perdonare e non dimenticare, o perdonare e dimenticare, ma quand’è che si dimentica senza perdonare?” si chiede uno dei personaggi ad un certo punto. La domanda chiave è questa, ma Solondz si guarda bene dal dare una risposta univoca.
L’apparato tecnico è un elemento di narrazione preponderante: scenografia, costumi, fotografia, inquadrature, ci pongono a distanza di sicurezza dalla tragedia, racchiudendo in un mondo che sembra un palcoscenico tutti gli elementi scabrosi e drammatici. In questo modo Solondz riesce a calibrare l’empatia ed il giudizio su quel che racconta.
Ogni singola vita è tragica e comica allo stesso tempo, dipende dal punto di vista, dal modo di raccontarla e dal modo in cui ogni persona reagisce a ciò che capita. Un nuovo punto di vista sulla vita delle sorelle Jordan è quello a cui Solondz è arrivato prima in fase di scrittura e poi rivoluzionando il cast rispetto ad Happiness.
Impietosamente, Solondz mette gran parte dei personaggi nella condizione estrema in cui per loro sia impossibile non solo dimenticare, perdonare e farsi perdonare, ma persino comprendere che quella sarebbe la strada da imboccare. I traumi che li hanno devastati li hanno resi persone diverse (persino fisicamente…) ma non migliori, non capaci di metabolizzare il dolore o affrontarlo. L’unico personaggio che apparentemente sembra avere una prospettiva è il piccolo Timmy, ma Solondz in realtà non risolve i suoi conflitti, lasciando campo a problemi psicologici latenti dovuti alla terribile rivelazione che Timmy deve affrontare in così giovane età.
L’occhio di Solondz è compassionevole (basta vedere il personaggio di Bill, alla ricerca di un perdono che per primo non si concederà mai) oltre che impietoso, e questo spiazza certamente, ma non c’è apologia della perversione. Ogni persona nasconde e combatte –finchè può- un lato oscuro. “Perdona e Dimentica” racconta di un gruppo di persone che hanno perso questa battaglia e ne pagano le conseguenze per anni, per sempre.
“Perdona e dimentica” pertanto è un film difficile, che disgusta e inquieta mentre fa ridere, che vive di scarti improvvisi, di accostamenti coraggiosi tra registri molto diversi tra loro. Non a caso sta uscendo in Italia solo ora, dopo essere stato presentato allo scorso Festival di Venezia (dove ha vinto per la miglior sceneggiatura), ed in anteprima mondiale.
Curiosità: l’adattamento dei dialoghi italiani è di Moni Ovadia.