"Perfetti Sconosciuti" ha sbaragliato "Zoolander" e Tarantino, vuoi non vederlo? La storia ormai è nota: 7 amici di vecchia data, riuniti intorno ad un tavolo, decidono di partecipare al gioco della sincerità, asserendo di essere vicendevolmente cristallini, ergo di non temere l'altrui biasimo, perché nulla hanno di che farsi biasimare; dunque via, tutti i cellulari sul tavolo, per la durata dell'intera cena, telefonate, mail, notifiche facebook, messaggi e whatsup, sono alla mercé comunitaria. Nel giro della cena, votati ad una sincerità esplicita, e mai palesemente condivisa, si dissolvono le maschere e resta la mestizia di una verità bugiarda e ipocrita; il vestito buono di una festa al massacro, dove vittima e carnefice, vinto e vincitore, sono solo il concatenarsi, più o meno esplicito, di un reticolo infame . C'è la coppia di novelli sposi sovverchiata dalla parvenza; i problemi psicologici della strizza; le terribili ombre della coppia apparentemente inattaccabile; la morosità sentimentale del divorziato. Genovese, il regista, arpeggia le scene con tatto ed ineluttabilità, in un dramma corale dove, una volta aperto il vaso di Pandora, ciò che esce non è controllabile. Lo spettatore ride parecchio e si indigna quanto basta; perché pur comprendendo dinamiche e sospetti, inorridendo di fronte alla grettezza reciproca, non è messo lui sotto i riflettori della rivelazione...eppure non può esimersi dal pensare ai propri scheletri nell'armadio, ai segreti celati, alle bugie che si racconta essere "bianche"...
"Perfetti Sconosciuti" ha sbaragliato "Zoolander" e Tarantino, vuoi non vederlo? La storia ormai è nota: 7 amici di vecchia data, riuniti intorno ad un tavolo, decidono di partecipare al gioco della sincerità, asserendo di essere vicendevolmente cristallini, ergo di non temere l'altrui biasimo, perché nulla hanno di che farsi biasimare; dunque via, tutti i cellulari sul tavolo, per la durata dell'intera cena, telefonate, mail, notifiche facebook, messaggi e whatsup, sono alla mercé comunitaria. Nel giro della cena, votati ad una sincerità esplicita, e mai palesemente condivisa, si dissolvono le maschere e resta la mestizia di una verità bugiarda e ipocrita; il vestito buono di una festa al massacro, dove vittima e carnefice, vinto e vincitore, sono solo il concatenarsi, più o meno esplicito, di un reticolo infame . C'è la coppia di novelli sposi sovverchiata dalla parvenza; i problemi psicologici della strizza; le terribili ombre della coppia apparentemente inattaccabile; la morosità sentimentale del divorziato. Genovese, il regista, arpeggia le scene con tatto ed ineluttabilità, in un dramma corale dove, una volta aperto il vaso di Pandora, ciò che esce non è controllabile. Lo spettatore ride parecchio e si indigna quanto basta; perché pur comprendendo dinamiche e sospetti, inorridendo di fronte alla grettezza reciproca, non è messo lui sotto i riflettori della rivelazione...eppure non può esimersi dal pensare ai propri scheletri nell'armadio, ai segreti celati, alle bugie che si racconta essere "bianche"...