“Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese dimostra che le commedie italiane possono ancora essere intelligenti

Creato il 07 marzo 2016 da Giannig77

Il nuovo film di Paolo Genovese, “Perfetti sconosciuti”, è riuscito nell’impresa di “riabilitare” un filone generalmente bistrattato: la commedia italiana.

Lo ha fatto per tutta una serie di motivi, a iniziare dal riuscito e sottile equilibrio tra comedy e drama, laddove da un espediente simpatico e potenzialmente dai risvolti comici, il registro si è poi nel prosieguo della storia assestato su toni drammatici.

Cast azzeccatissimo quello scelto, con quattro attori che già in altre pellicole a vedere ci siamo abituati a vedere in coppia: vale a dire Valerio Mastandrea e Giuseppe Battiston da una parte e Marco Giallini ed Edoardo Leo dall’altra, già alfieri di una rinnovata forma narrativa che spesso parte da tematiche sociali, declinandosi per vie più leggere. E poi la “squadra” femminile, molto varia e composita, con una Alba Rohrwacker, sempre più abile a destreggiarsi tra film d’essai e mainstream, e Kasia Smutniak e Anna Foglietta, ormai da annoverarsi tra le più fulgide realtà del cinema nostrano.

Battute intelligenti, sceneggiatura solida e credibile, ambientazione minimal (in una stanza di appartamento, quasi per tutta la durata seduti a tavola) tante situazioni ambigue (come da classica commedia degli equivoci), fino al finale in grado ancora una volta di sorprendere.

E’ vero, scappa più di un sorriso alle varie frecciatine che sono soliti lanciarsi i protagonisti nel corso della cena, ma soprattutto si pensa e si riflette su quanta ipocrisia possa insediarsi tra le azioni delle persone, al punto che quasi nemmeno ci accorgiamo di come ci possa contaminare.

Un film riuscito, certamente non impegnativo, ma nemmeno così frivolo come si poteva immaginare, considerato l’argomento principale, ruotante attorno al mondo dei telefonini.